Mi piace arrivare fino qui, a
questo muretto basso di pietra. Non cerco nient’altro, con il mio passo lento,
la testa tra le nuvole, le mani sprofondate nelle tasche, eccomi qui, senza
altri desideri. Mi siedo, osservo la gente del pomeriggio che passeggia, ed
evito costantemente gli sguardi delle persone troppo curiose. Dicono tutti che
io non sia normale, i ragazzini ridono quando mi incontrano, ma tutto questo non
ha molta importanza, per me è sufficiente che non guardino con troppa insistenza
i miei vestiti, i miei capelli, le mie espressioni di persona solitaria. Certe
volte forse vorrei anche scambiare due parole con qualcuno, con uno di quelli
che magari mi osservano di meno; ma quelle poche volte che ci ho provato, pur
con difficoltà, scegliendo con accuratezza proprio la persona giusta, è sempre
andata a finire che non era affatto il tipo adatto, quello a cui andava davvero
di ascoltarmi, e tutti quanti si sono sempre limitati a sorridermi per non dare
retta alle mie parole, forse giudicandole persino un po' confuse, o addirittura
sconclusionate. Pensare che a me piacerebbe molto dire delle cose capaci di
esprimere in qualche maniera tutti i miei sentimenti, ma subito dopo che ho
pensato una cosa di questo genere, rifletto che in fondo tutto ciò non ha
alcuna importanza, e che il mio destino è soltanto la solitudine, starmene per
conto mio, parlare tra me con voce bassa, con le mie mani che gesticolano, ed
identificarmi con questo semplice muretto.
Poi, mentre sto qua per conto mio,
arriva una donna, una che sono sicuro non ho mai visto prima, e subito mi sorride,
mi saluta, si siede molto vicino a me, e chiede guardandomi con insistenza, come
mi vadano le cose. Io non dico niente, non la guardo neppure, e così le faccio
un gesto con la mano mentre mi volto proprio da quell’altra parte, come per
farle capire in fretta di lasciarmi perdere, e che non sono uno con cui valga
la pena di perdere del tempo. Ma lei insiste, dice qualcosa che neanche
comprendo, però è gentile, sembra addirittura premurosa, perciò quando mi
chiede di seguirla, anche se con la mia solita incertezza, alla fine decido di
andare insieme a lei. Questa donna continua tutto il tempo che camminiamo a
parlare di cose che non capisco affatto, forse anche perché non mi interessano,
ed ogni poco mette lì una delle sue domande alle quali naturalmente non
rispondo, limitandomi comunque, per atto di pura cortesia, a scuotere la testa
affermativamente. Mi piace in qualche modo la sua voce, vorrei quasi chiudere
gli occhi e riposarmi mentre parla. Invece continuiamo a camminare, e siccome
tendo come sempre a perdermi in mezzo a tutta questa gente ed alla confusione
pomeridiana del corso del paese, lei ad un tratto mi prende per la mano, ed in
questo modo mi porta fino ad un ufficio che sembra aprirsi proprio sulla
strada, un posto con delle grandi vetrate, a cui sinceramente fino ad ora non
avevo mai fatto alcun caso.
Si entra, lei mi fa sedere, poi scivola
sorridendo dietro la sua scrivania, traffica con dei fogli tirati fuori dai
cassetti e dagli armadi, e infine dice che deve compilare una scheda sotto mio
nome, niente di difficile, aggiunge, solo poche cose che deve inserire in un
elenco. Le faccio cenno che prima però dovrei andare in bagno, e lei
premurosamente mi accompagna nel corridoio su cui insistono parecchie altre porte,
una delle quali è quella che mi serve. Rimasto solo mi guardo subito intorno, ed
in fondo al corridoio vedo che una debole luce porta la scritta uscita di
emergenza. Con calma la raggiungo, spingo il maniglione che ho davanti con grande
delicatezza, e subito la luce del tardo pomeriggio sulla strada torna ad
accogliermi senza alcun indugio. Riprendo così a camminare verso il mio muretto,
ma sento subito una voce dietro di me che pare chiamarmi. Mi volto leggermente
soffermandomi con le mie scarpe mezze rotte, ed è la donna di poco prima, che
mi guarda con gli occhi spalancati, e che forse vorrebbe soltanto riportarmi
dentro. Mi fermo del tutto, affondo le mie mani nelle tasche, adesso mi volto
completamente verso di lei: scusi, le faccio, ma io non la conosco. Buona
serata.
Bruno Magnolfi