Lei
è particolare. Riesce quasi sempre a non perdere ogni buona occasione per
tentare di dimostrare agli altri di essere diversa da tutti, forse addirittura
superiore, almeno in certi comportamenti. Si interessa spesso di dettagli
sfuggenti, di cose alle volte quasi prive di senso, e lascia a tutti il compito
scialbo di chiedersi quale possa essere il suo scopo finale. Un’amica le chiede
se non si renda conto di esagerare nei suoi modi di essere, ma lei si limita ad
osservarla con sguardo sfuggente, poi prosegue a sorseggiare il caffè.
Nel
locale, dove durante qualche pomeriggio si ritrovano con altre due o tre,
riescono a parlare con relativa normalità quasi di tutto, anche se l’argomento
principale che tiene legati tutti i loro dialoghi è la diversa opinione che
hanno delle cose di cui trattano. Lei parla poco, pare ascoltare sempre un po'
distrattamente le cose che dicono le altre, salvo tirare fuori al momento più
opportuno la parola mancante, quella che sposta leggermente gli accenti, e che
pone improvvisamente quasi dei nuovi e diversi interrogativi.
Poi si alza
per andarsene, senza che le altre riescano minimamente ad intuirne il motivo,
ma dopo un attimo è lei stessa, improvvisamente, come interpretando all’improvviso
la loro curiosità, che girandosi indietro a pochi passi di distanza dal
tavolino dove le amiche sono rimaste sedute in silenzio, che dice velocemente e
con perfetta tranquillità: devo vedermi con un tizio; può darsi pure che inizi
con lui una nuova relazione. Poco lontano, ad un angolo, io aspetto in macchina
con pazienza, rifletto a come tutto sommato un poco di ritardo in certi casi
sia piuttosto normale, ma quando lei alla fine arriva dopo avermi fatto quasi
perdere la pazienza, capisco perfettamente dal suo sorriso esagerato che
qualcosa non va assolutamente come dovrebbe.
Avvio il
motore, ci spostiamo velocemente lungo i viali, lei non mi guarda, la sua mano
mi ha soltanto accarezzato per un secondo lungo un braccio. C’è traffico, mi
fermo ai semafori, cerco di dire qualche parola tanto per rompere quel silenzio
un po' antipatico. Lei non risponde, però se mi va potremmo passare da casa
sua, mi spiega, tanto per bere qualcosa ed ascoltare della musica. Annuisco, prendo
la direzione giusta, svolto diverse volte, arrivo in prossimità del suo
indirizzo, ma lei dice improvvisamente che forse non è neanche questa una buona
idea. Mi fermo, la guardo, lei sorride, ma si vede che è altrove con tutti i
suoi pensieri. Non abbiamo molta sintonia, dico tanto per dire, cercando una
maniera per sbloccare la situazione; lei mi guarda un attimo, accenna qualcosa
con la testa, forse si sente stanca, penso. Riprendo il percorso lungo i viali,
non so proprio come possa andare avanti per noi questo appuntamento.
Poi lei chiede
con semplicità se posso accompagnarla fino ad un certo negozio, dove tra non
molto ci sarà un evento, la presentazione di un libro, mi spiega: conosco
l’autore. Parcheggio, spengo il motore, lei slaccia la sua cintura di sicurezza
ed infine mi guarda con intensità. Non importa che mi accompagni, dice svelta;
se vuoi però possiamo vederci anche domani, oppure quando vuoi tu, magari
quando sarai più libero, è sufficiente che mi telefoni. Avrei forse voglia di
dire mille cose che mi passano dentro la testa, però sorrido disarmato senza naturalmente
perdere il broncio che mi caratterizza: ci vorranno settimane, penso, prima di poter
fissare con lei un nuovo appuntamento. Ma cosa importa, decido, vadano pure le
cose come vogliono.
Bruno Magnolfi
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