Sono arrivato in netto anticipo nel locale dove abbiamo stabilito di incontrarci, così mi sono seduto con calma ad un tavolo
di una saletta in disparte, ed ho tirato fuori un taccuino
su cui ho in mente di annotare almeno degli appunti. Non ho certo ripensato
molto a tutta la faccenda di Corrado, il mio
vicino di casa, soprattutto perché mi pare quasi impossibile che i suoi parenti
abbiano davvero l’intenzione di trattarlo in
modo così poco cortese, togliendogli la disponibilità di un bene di famiglia.
Mi sembra comunque già un buon risultato essere riuscito ad avere alla
svelta un appuntamento con sua cugina Angelica per
parlarne per bene, tanto più che è mia
intenzione eventualmente non insistere neanche troppo con lei sulle cose che mi
potrebbe forse rivelare, confidando magari in un nuovo appuntamento tra un paio
di settimane, sempre che non ci siano stati dopo questa volta i chiarimenti in
cui sto proprio sperando, e che sono qui per
domandarle. In fondo chi sono mai io per pretendere chissà cosa da questa persona o dagli altri cugini di Corrado: forse potrei spacciarmi per un avvocato ormai in pensione, ad esempio, ma sarebbe
sufficiente lasciarmi sottoporre a qualche domanda tecnica, e la mia copertura cadrebbe immediatamente senza alcun rimedio. E poi non è certo nelle intenzioni del
mio vicino di casa farsi rappresentare da un vero legale:
le cose sono serie, certo, ma non fino a quel punto. Ed in più lui non desidera
certo rovinare i rapporti con gli unici parenti che gli sono rimasti. Per cui,
credo vada bene il modo come è stata impostata la faccenda fin dall'inizio: io
sono soltanto un suo conoscente, uno che per
propria sensibilità si preoccupa di Corrado, e quindi anche dei suoi eventuali
problemi.
Mi
sono fatto servire un caffè, anche per ingannare questa piccola attesa, e così adesso
mi sto guardando attorno per rendermi conto del motivo, sempre che ce ne sia
almeno uno, per cui Angelica abbia scelto di incontrarci proprio in un posto di
questo genere: una birreria, quasi una bettola direi, dove la normale clientela
continua a parlare a voce alta senza troppi riguardi nei confronti degli altri
presenti. Tanto più che in un angolo in fondo all’ampio stanzone principale,
c’è persino un biliardo dove si sfidano certi ragazzoni scansafatiche convinti
di farsi sempre pagare la propria bevuta da qualcun altro. Lascio il mio
taccuino e la piccola cartella che ho portato con me sopra una sedia, e mi
accosto con lentezza al tavolo da biliardo, tanto per dare un’occhiata a questo
gioco. Uno mi strizza l’occhio prima di fare il suo tiro, e capisco al volo che
sta solo cercando un nuovo pollo da spennare appena avrà terminato quella
partita in cui adesso è impegnato. Sorrido, si sa che il mondo è composto da
grosse volpi e da poveri ingenui, inutile fingersi furbi se non lo si è. Più
onesto Corrado allora, penso con convinzione, che preferisce non esporsi,
rimanendo più volentieri tra le sue piante da coltivare, che non potranno mai
rivoltarsi contro qualcuno, piuttosto che farsi trascinare in cose che forse
non è attrezzato neppure per riuscire a comprendere bene.
Uno dei due giocatori scuote la
testa, come a mostrare che le cose stasera non gli girano esattamente come
vorrebbe: forse il giovanotto si reputa addirittura fuori forma, oppure
sostiene che è soltanto perseguitato dalla solita sfortuna. Inutile guardare
tutto l'insieme, penso nella stessa esatta maniera come probabilmente sta
riflettendo anche questo tizio che ho proprio di fronte; meglio concentrarsi su
ogni singolo tiro, come fosse il solo, e poi rifarsela sempre con la stecca che
non va, con le biglie che probabilmente non intendono proprio collaborare, e
così via. Riflettendo sul dettaglio si perde più facilmente anche il senso del
gioco, così possiamo dire alla fine della partita una parola soltanto che la
racchiuda e che faccia da commento a tutto l’insieme. Già, immagino; molto
meglio spiegare a un certo punto che non era proprio la giornata giusta per
giocare al biliardo.
Torno al mio tavolo, Angelica adesso
è già un po’ in ritardo, forse potrei andarmene da questo posto e soltanto più
tardi chiamarla al telefono, però aspetto ancora, con una residua fiducia: in
fondo che cosa mi importa; sono quasi sicuro, minuto dopo minuto, che starà
appunto per arrivare, e al momento che infine sarà qui per davvero, avrò in
questo modo con lei un argomento in più per avere decisamente piena ragione su
qualsiasi problema ci troveremo a discutere.
Bruno Magnolfi
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