Oggi sono uscito per farmi un giro a piedi. Mi sono quasi
spinto fino in centro, e nonostante non sia troppo abituato a camminare, non ho
provato particolari
apprensioni, e non ho neppure sentito troppa fatica fisica, fino a quando però, come fosse un
approdo sicuro, non ho intravisto il solito caffè dove, quando capita, mi fermo
volentieri a riprendere fiato e a ristorare il mio corpo. Mi sono fatto servire dei piccoli panini imbottiti ed
anche un calice di birra alla spina, sedendo ad un tavolino appartato proprio
in un angolo vicino alla vetrina. Poi ho sfogliato il quotidiano a disposizione
dei clienti, e mi sono beato del gusto di indescrivibile sospensione che
generalmente si respira là dentro. Mi piace molto stare in un locale del genere
quando fuori le giornate appaiono belle e incoraggianti, e immaginare così anche la stessa passeggiata che mi attende, da qui fino a
casa mia, come un vero viaggio di ritorno da chissà quale avventura, come se la
giornata nella sua interezza fosse un evidente
periplo da cui doversi divincolare, fino al
ritrovo finale nel giusto valore da dare anche alle piccole cose, come ad
esempio rientrare semplicemente in casa propria. Fuori intanto le persone
passeggiavano in modo regolare lungo i marciapiedi, ed io ne osservavo
sovrappensiero il costante flusso, comunque senza neppure concedere loro
neanche troppa attenzione. Poi le cose hanno cambiato completamente di senso,
perché quasi nascosto proprio dietro ad un gruppo di individui sparsi
che camminando parlavano un po’ a gesti, mi è parso
di vedere la sagoma del tutto inconfondibile del
mio vicino di casa. Mi sono subito schermato con il giornale che avevo accanto a me,
ed ho sperato dapprima che non fosse veramente lui, ed in seguito che non
avesse la voglia di entrare proprio dentro al mio locale.
Dopo un minuto invece è arrivato
davvero, e peraltro mi ha adocchiato subito, addirittura mentre chiudeva la
porta del caffè alle sue spalle, e si è diretto invariabilmente proprio verso
di me, senza dubbio per salutarmi con la sua solita cortesia risaputa e
insopportabile. Mi ha detto che era proprio una
fortuna ed anche una combinazione particolare, il fatto di essersi ritrovati
esattamente nello stesso luogo, ma da come lo ha spiegato ho avuto
l'impressione quasi che mi avesse seguito per strada, ad iniziare chissà da
dove, come fosse quasi incapace di tracciare dei percorsi autonomi da me e
dalle mie passeggiate. Ho fatto cenno che poteva sedersi, naturalmente se lo
desiderava, soprattutto per evitare di vederlo in piedi vicino a me con quel
sorrisone stampato sul viso e quei suoi modi anche troppo ossequiosi. Come
immaginavo, lui in un primo momento ha persino rifiutato, sostenendo di essere
soltanto di passaggio, ma poi senza dir altro si è seduto, quasi prendendo una
propria iniziativa. Allora gli ho offerto una birra esattamente come la mia
e così il cameriere l'ha subito servita al tavolo e lui ne ha bevuto un sorso.
<<Dobbiamo sentirci contenti anche di una semplice giornata di
sole>>, ha detto poi, tanto per sentirsi dire da me che aveva proprio
ragione. Poi mi ha parlato di alcune sciocchezze condominiali di cui è venuto a
conoscenza negli ultimi giorni, ed infine ha attaccato come sempre con il suo
tema preferito: i fiori che sbocciano in questo periodo e quelle piante che in
primavera iniziano ad uscire dallo stato vegetativo. Ho annuito in silenzio,
concentrato nella maniera più adatta a sfuggire alla sua eloquenza ed andarmene
dal locale senza l' impiccio della sua presenza.
Lui deve aver capito la situazione a
un tratto, e in virtù di questo si è alzato, mi ha spiegato che adesso doveva
proprio andare e dopo altri cento saluti e ringraziamenti è uscito dal locale.
Ho tirato un sospiro di sollievo, mi sono trattenuto per altri dieci minuti,
poi ho pagato il conto e sono uscito anche io, rassicurato nella mia
solitudine. Ho camminato con grande calma fino a casa, ho attraversato anche
qualche strada traversa tanto per variare almeno qualcosa, e quando sono giunto
nella via dove abito mi sono sentito bene, rassicurato dalla mia lunga
passeggiata. Il mio vicino purtroppo era lì come quasi sempre, proprio accanto
al nostro portone condominiale, mentre parlava con un conoscente. Mi ha
guardato con espressione illuminata, ha fatto posto per farmi passare più
agevolmente, e poi ha detto all'altro: <<Ecco qua la persona più cortese
di tutto il quatiere>>, indicando me con il suo sguardo, ma riferendosi
naturalmente all'altro.
Bruno Magnolfi
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