<<Dino>>, lo chiamavano sempre i suoi cugini
quando erano tutti ancora dei ragazzetti coi calzoni corti. <<Corradino; corri, dai, vieni da noi>>, e lui subito rideva ed
andava incontro agli altri. Rideva spesso Dino
in quel periodo, specialmente quando in estate
si ritrovavano spensierati tutti insieme in quell’angolo meraviglioso di
campagna, e poi ricominciavano ogni volta con quel gioco semplice intorno alla
grande e vecchia casa dei nonni, dove zii e cugini si sistemavano nelle tante
stanze per una settimana o due, per ritrovarsi e
sentirsi ancora una grande famiglia; così lui si faceva scoprire quasi subito,
anche se a Corrado non importava troppo: a lui bastava poter sentire dentro di
sé quell'allegria incolmabile, quella necessità di stare con gli altri senza
compromessi, senza limiti, come poteva essere quel solare divertirsi e basta.
Anche quando si nascondeva in uno dei tanti angoli quasi impossibili da
scoprire: nel fienile, nella rimessa dei trattori,
nella vecchia stalla, e lì dove si doveva stare nascosti e il più possibile in
silenzio, a lui ugualmente veniva subito da ridere, come fosse quello il solo
fine ultimo della giornata, quella la motivazione più alta per stare assieme.
Forse i suoi cugini con probabilità lo reputavano uno
sciocco già da allora, addirittura proprio per quel motivo infantile, anche se a Corrado non interessava praticamente quasi
niente, perché le cose per lui erano in questo modo, e quei loro pareri si
mostravano a suo avviso del tutto
insignificanti. Anche in seguito, quando tutti rapidamente si erano fatti già
più grandi, ritrovandosi comunque qualche
volta nel periodo estivo dentro quella casa
che sapeva di lavoro, di misteri, di passato e di attenzione alle stagioni, quando anche lui insieme ai suoi cugini si metteva seduto in una
di quelle stanze fresche, odorose di paglia e di pietra, a parlare e a
confidare ognuno agli altri gli ultimi
avvenimenti personali, i corsi di studio, le amicizie, i propri migliori
risultati; ecco, a Corradino, ancora
non faceva differenza l’opinione che potevano avere di lui.
Poi si sposarono, un paio dei suoi cugini, e in poco
tempo ebbero anche dei figli, ed allora le cose si fecero del tutto differenti:
i nonni mancarono improvvisamente, e quel podere comunque rimase, in accordo
con tutti, per assicurare ancora alla famiglia un luogo di ritrovo dove
trascorrere assieme qualche giorno, qualche fine settimana, dei piccoli periodi
strappati al torpore abitudinario della città vicina dove risedevano tutti.
Corrado in quel periodo si
ritrovò ad abitare da solo in un appartamento senza
pretese, accettando quel mestiere da impiegato messo insieme dalle amicizie di
suo padre, poco prima di morire. Anche sua madre se ne andò in fretta in quegli
anni, ed a lui non rimase altro, dopo un lungo periodo, che trovare una donna
piena di interessi per riempire le sue magre giornate. La portò anche in
campagna, una sola volta durante la primavera, poco prima del loro matrimonio, ma parve non piacere troppo ai suoi cugini, ed
anche se non gli dissero niente in modo diretto,
si limitarono comunque sorridendo a fargli capire che forse non era la persona
adatta per uno come lui. Corrado comunque proseguì per la sua strada, e dopo
poco si sposò quasi di nascosto, prendendo in affitto una villetta forse troppo
grande e dispendiosa per due persone sole. In fretta difatti iniziarono a
mancare i soldi in quella sua casa, e tutti i suoi risparmi e le buste paga da
impiegato non bastarono più a nulla, nei confronti del tenore di vita e delle
esigenze quotidiane manifestate fin da subito, tanto che una domenica ritornò
da solo, con la faccia triste questa volta, nella vecchia casa di campagna dove
si erano radunati come sempre i suoi cugini, e
chiese a loro dei soldi in prestito, senza
vergogna, come fosse la cosa più naturale di questo mondo. Per non fare
differenze tutti i familiari gli prestarono qualcosa, mettendo assieme i
quattrini in tanti momenti successivi, fino a quando lui trovò il coraggio di
separarsi dalla moglie e smetterla con quelle continue richieste di
denaro.
I cugini scuotevano la testa, ed anche Angelica all’epoca
era molto seria nei suoi confronti, così Corrado si ritirò in un piccolo
appartamento di fortuna, e non si fece più vedere, neanche d’estate, in quella
vecchia casa dei nonni. Anzi, forse da persona dimessa, immaginò di
ripagare i suoi parenti proprio con quella sua forzata assenza, limitandosi a
rispondere con cortesia alla sua cugina Angelica, quando a lei veniva voglia di
chiamarlo al telefono, e che comunque in seguito rimase l’unica, tra tutti i
parenti che aveva, a tenere con lui qualche contatto.
Bruno
Magnolfi
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