Io sto bene con gli
altri. Anche se in certi momenti fingo di desiderare la solitudine, in realtà a
me piace sentire le persone attorno a me, e dentro a questo camper non potrei
mai stare senza i miei amici. In certe occasioni mi guardo attorno e mi
pare quasi impossibile poter viaggiare attraverso questi paesaggi unici da
dentro ai finestrini di uno scatolone viaggiante, dove però non sembra mai
mancare niente, e tutto ciò che risulta presente all’interno serve quasi soltanto
alla ricostruzione costante di un meraviglioso microcosmo autonomo, capace come
di galleggiare sopra una rete infinita costituita da grandi strade asfaltate,
ma anche da piccoli viottoli di ghiaia, collegamenti capillari e diffusi verso
tutto quanto sia desiderabile. Ci fermiamo, riposiamo, si riparte, anche se non
c’è un calendario esatto delle cose da affrontare, eppure tutto scorre bene,
come se seguisse alla lettera un progetto che si va chiarendo dentro la nostra
testa ad ogni attimo.
<<Mi piace>>,
dico ogni tanto a voce alta; e così ricordo a tutti la capacità di sentirsi
rallegrati da ciò che abbiamo attorno, dai luoghi dove siamo stati
capaci di giungere, dal
nostro morbido solcare questo breve periodo di tempo che è la nostra vacanza,
senza neppure troppi punti fermi. A tratti il senso di libertà ottenuto pare
persino troppo forte, tanto da provocare nella mente piccole vertigini, quando
in altri momenti invece, chiudere gli occhi in luoghi così distanti dalle
nostre case, provoca addirittura un senso di soffocamento, quasi un’apnea
prolungata che si può anche sperimentare, restando immersi a lungo in un’acqua
marina torbida e invischiante, ma soltanto per il gusto di sperimentare il proprio limite. <<Va tutto bene>>, ripeto
agli altri certe volte; non c’è proprio alcun bisogno di scavare dentro noi
stessi, magari nel tentativo di scoprire il fondo segreto di tutti i nostri pensieri; è sufficiente così: tirare
avanti senza porsi mai delle domande inutili e dirette, e accarezzare il nostro
cane paziente che ci segue comunque, verso qualsiasi destinazione siamo capaci
di metterci in testa.
Io sono gli altri, penso
certe volte, e non ho bisogno di mostrare la mia personalità o i miei gusti,
posso lasciarmi andare con tranquillità a ciò che segue immediatamente
qualsiasi attimo, perché lo scostamento di idee tra ognuno di noi è talmente
blando da essere praticamente ininfluente. Si respira di continuo il profumo
forte di queste onde oceaniche che si abbattono potenti sulle coste bretoni
dove ci troviamo, e certe volte si cerca un giusto riparo dal vento intenso che
corre sulla superficie dell’acqua e sopra le creste di schiuma bianca, fino
alle immense distese sabbiose lasciate umide dalla marea. Le fasi lunari ci
sovrastano, per questo proviamo nel nostro corpo tutta l’attrazione astrale
possibile, alla stessa maniera della massa d’acqua che compie continuamente il
suo gioco infinito. <<Fantastico>>, ripeto dentro l’aria colma di
salsedine, e poi con gli altri cerco riparo di nuovo dentro al nostro camper,
il nostro piccolo guscio di lumaca. Fuori l’umidità e la pioggia sottile della
stagione invernale appanna i finestrini, rendendo la visibilità poco
realistica, eppure ci accontentiamo in fretta di ciò che è possibile vedere,
semplicemente immaginando il resto, come seguendo una regia inquietante fatta
di immagini obbligate.
Vorrei sospendere il
tempo, almeno per un po’, e disinteressarmi della concretezza degli
avvenimenti, della qualità della giornata, dei piccoli preamboli che spesso si
creano, prima di apprezzare con decisione quanto ci è dato attingere
dall’evidenza. <<Dobbiamo lasciarci andare, qualche volta>>, dico ancora
a voce alta; e non ha alcuna importanza che gli altri tre qua dentro si trovino
davanti a me a scambiare dei piccoli sorrisi di normale tolleranza. E’
necessario far uscire i propri pensieri dalla mente, almeno durante determinate
situazioni, anche se la comprensione vera delle espressioni usate non è mai
così scontata. Poi ripartiamo, non abbiamo neppure deciso esattamente verso
dove, ma la cosa più importante non è certo questa, considerando che adesso
abbiamo di fronte tutto il tempo necessario per decidere dove e quando fermarci
nuovamente. E forse è proprio questo il punto saliente e anche lo scopo finale
di tutto il nostro vagare: girare a caso in qualsiasi condizione lungo questa
costa così rustica e selvaggia, e divertirci senza alcuna razionalità a
perdersi continuamente, ora magari in un trascurabile dettaglio, ora invece
nell’immensità oceanica che di fronte a noi non ci abbandona quasi mai. Infine
sorrido mentre chiudo gli occhi per dormire: ma forse soltanto perché so già
che il nostro camper si farà immediatamente una perfetta culla per tutti i nostri
sogni inconcludenti.
Bruno Magnolfi