Certe
volte ci si sente soli davanti a delle scelte difficili, pensava Eugenio mentre
tornava verso casa a piedi, infagottato nella sua giacca forse troppo ampia. Molte
cose dipendevano dalle decisioni che avrebbe dovuto prendere in quel breve
periodo: il lavoro, il suo futuro, la sua situazione; tutto, in una parola
sola; e dietro a ciascuna decisione pareva si annidassero sia aspetti positivi
che lati svantaggiosi, lasciandolo continuamente perplesso. Camminava un po’
angosciato, con la testa presa dai pensieri e con le mani affondate nelle
tasche, e aveva trovato con la punta delle dita, proprio mentre si guardava
attorno quasi a cercare con gli occhi qualcosa che lo sollevasse da quelle sue
preoccupazioni, un vecchio e minuto pezzetto di matita, nascosto in una piccola
scucitura della fodera, qualcosa che era rimasto lì chissà per quanto tempo,
retaggio della sua voglia quasi scomparsa di fare dei ritratti. Aveva sorriso
di quel buffo segnale, ma si era fermato volentieri in un caffè lungo la
strada, e si era seduto ad un tavolino, giusto per bere con calma qualcosa di
fresco.
Si
era guardato attorno nel locale quasi deserto, aveva pensato ancora per un
attimo alle sue importanti decisioni da prendere, poi si era lasciato catturare
da una tovaglietta chiara di carta ruvida sopra al suo tavolo, completamente
immacolata. Non importava neppure riflettere molto per trovare un soggetto
adatto per il suo disegno: il cameriere aveva mostrato un’espressione insolita
servendo la sua consumazione, e la matita di Eugenio si era mossa quasi
rispondendo ad un automatismo. Era un gioco, un divertimento, niente di più, ma
tratteggiando velocemente quella faccia, lui si sentiva subito bene, come se la
sua vita vera fosse quello, non le complicazioni da affrontare, non quelle
scelte difficili e antipatiche che lo attendevano, senza alcun riparo.
Gli
piaceva ancora disegnare a Eugenio, e tante volte negli anni passati aveva
ricevuto i complimenti da molti, soprattutto per il colpo d’occhio con cui
sapeva catturare un gesto, un atteggiamento, in qualche caso anche un
carattere. Gli veniva naturale, ecco tutto, proprio al contrario di quello che
accadeva alla sua vita, sempre contorta e complicata, quasi un compendio di
sforzi in cui si trovava sempre invischiato, quasi che i suoi guai in certi
casi lui se li andasse proprio a cercare, e tutto questo impegno gli servisse
solamente per riuscire a sopravvivere.
Con
pochi tratti veloci aveva messo insieme l’espressione che gli era rimasta
impressa nella mente, poi aveva completato il suo disegno con qualche
particolare di contorno, e infine aveva scritto il suo nome di battesimo in
fondo a quella tovaglietta, alzandosi dal tavolo e pagando la sua consumazione,
restando in piedi giusto un attimo davanti al cameriere. Uscì dal locale,
Eugenio, e fu solo dopo qualche passo che sentì qualcuno che chiamava quel suo
nome, da non molto lontano: grazie, gli diceva il cameriere sorridendo dalla
soglia di quel bar, non solo per il ritratto che è bellissimo, ma anche per il
mozzicone di matita che ha lasciato, quasi un monumento alla sua arte.
Bruno
Magnolfi
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