mercoledì 14 marzo 2012

Cause di guerra n.2.


            

            Maledetti, ho pensato immediatamente appena li ho visti. Non riuscivo neppure a riflettere quale fosse il comportamento migliore da tenere, di fronte a quella specie di sfida; avrei forse voluto semplicemente fermarli, se avessi avuto questo potere, o convincerli in qualche maniera ad andarsene da tutt’altra parte: quella strada non era per loro, avrebbero dovuto saperlo ancora prima di venire a sfilare, nessuno di quei debosciati poteva transitare da lì, proprio da noi, che avevamo abitato da sempre le case che costeggiano la via, che non avremmo mai permesso lasciar passare sotto silenzio una cosa del genere.
            Quando ho veduto quel loro corteo di imbecilli transitare proprio sotto alla finestra della mia abitazione, ho avuto per prima reazione come una mancanza, quasi uno svenimento: mi pareva del tutto impossibile, inaudito, noi dovevamo reagire, ho pensato immediatamente, ma non sapevo per nulla quale sarebbe stato il modo migliore per far pagare a tutti loro, a quella gente indegna, un affronto del genere. E’ stato un difetto il mio, lo confesso, sarebbe stato meglio se avessi avuto una reazione più forte, che mi fossi comportato maggiormente da uomo, ma certe volte la debolezza d’animo è incontrollabile, e anche se mi montava il sangue alla testa a vedere quella gente piena di odiose bandiere e di assurdi striscioni, a me è riuscito soltanto di stringere i pugni, e continuare semplicemente a guardarli, fino a quando la manifestazione ha smesso di scorrere ed è confluita verso il viale.
            Fin da ragazzo ho sempre avuto grande antipatia per i facinorosi che scendono nelle piazze e sembra che vogliono cambiare in un attimo tutte le cose, anche se non ho mai avuto niente da dire, almeno fino a quando se ne sono rimasti lontano da me e dalle mie cose. Ma adesso, vederli passare proprio sotto al mio naso, come se questa strada fosse stata una delle loro, quelle che frequentano abitualmente, è stato veramente qualcosa di intollerabile. Avrei voluto semplicemente avvertire tutti i miei vicini di casa, dire loro che si guardassero bene dal confondere quelle ragioni riportate sopra gli striscioni di quella gente, con i nostri storici modi di essere, così distanti da quelle idiozie, e che ognuno di noi, ben chiuso nel suo appartamento, preparasse la giusta reazione ad un comportamento di così aperta ostilità nei nostri confronti.
            Quando poi mi sono deciso a tirare fuori dall’armadio il mio fedele fucile, forse era già troppo tardi, anche se ero convinto che tanti dei miei vicini di casa stessero facendo la mia medesima scelta, tanto che in quegli attimi li sentivo tutti con me, come a darmi almeno un supporto morale, di cui forse avevo anche bisogno. Mi sono affacciato alla finestra con il fucile già carico, ma lungo la strada ormai non c’era più quasi nessuno, e anche questo fatto mi ha gettato nel panico, come se ormai avessi perso il momento fondamentale.
            Per questo, quando ho notato la donna, quella persona che conoscevo soltanto di vista, ma che viveva in una casa a poche decine di metri dalla mia abitazione, non avuto più alcuna perplessità. Lei stava andando incontro proprio a loro, non c’era alcun dubbio, si era lasciata convincere dalle loro idee, si stava gettando sicuramente nelle braccia del nostro nemico, e questo era troppo, era impossibile accettare una cosa del genere. Ho sparato senz’altro mirando alle parti vitali, ma avrei voluto, oltre che ammazzarla all’istante, farla scomparire del tutto, distruggerla, disintegrarla, e insieme a lei tutti coloro che soltanto per un attimo avessero pensato di comportarsi nella stessa maniera di quella strega. Poi sono rientrato nella mia stanza, spossato, ma mi sono sentito subito a posto con la mia coscienza.

            Bruno Magnolfi 

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