Adesso c’è una certa
calma lungo la strada, ma si avverte nell’aria una tensione che è pronta ad
accendersi di nuovo da un attimo all’altro. Protette dai grandi e vecchi
portoni condominiali di legno, qualche persona si è appena affacciata ad
osservare la via, e per il resto è rimasta dentro gli ingressi, a parlare sottovoce
di quello che ormai sta accadendo, meravigliate, perplesse, scambiando parole
di sgomento e stringendosi ognuna nei propri panni.
La grande manifestazione
è proprio passata di lì, una strada quasi anonima della città, dove non era
successo mai niente, normalmente ignorata da cose del genere, ed ha come
spiegato, per la prima volta, agli abitanti di quel quartiere, che ci si
attende una presa di coscienza anche da loro, da tutta quella gente benpensante
e integrata come senz’altro si credono d’essere tutti quelli che abitano in
quella zona.
In fondo indignarsi non è certo retaggio soltanto
di alcuni facinorosi, anzi, sono i tranquilli borghesi che più di altri hanno buoni
motivi per fasi sentire. Questo sembra aver voluto sottolineare il corteo che è
passato lungo la strada, e che ha lasciato alle spalle, in quegli abitanti, un
senso di incerto, uno strano presagio, assieme alle cartacce e ai rifiuti sui
marciapiedi e lungo la via.
Una donna improvvisamente esce di casa da sola,
forse qualcuno l’osserva, nascosto tra le tende della propria finestra; lei
accenna una corsa leggera, poi continua a camminare con passo veloce, rasentando
i muri delle abitazioni. Porta una giacca di lana sopra le spalle, e una specie di scialle
sopra la testa; sembra diretta verso la piazza, in fondo alla strada, forse
cerca soltanto di raggiungere uno dei negozi che si aprono là, da quella parte,
magari la farmacia, sicuramente le serve qualcosa di urgente per cui è stata
spinta ad uscire.
La donna si muove senza neppure guardare dietro di
sé, pare che abbia interesse soltanto per ciò da cui è stata spinta lungo la via,
come se niente potesse distoglierla da ciò che si è prefissa di fare. Niente si
muove adesso lungo la strada, escluso lei, eppure si percepisce che la
manifestazione non è molto lontana, forse si è soltanto fermata lungo il vicino
viale, chissà.
Niente pare più innocuo e poco importante di una
persona che se ne va come quella donna per la sua strada, indifferente quasi a
tutto quanto succeda, magari senza neppure immaginarsi che la farmacia e gli
altri negozi adesso sono chiusi, con le serrande abbassate, ad evitare di
essere presi di mira da qualche gruppo di scalmanati che non ha niente di
meglio da fare che scagliarsi contro qualche bottega.
Così tutto sembra scorrere in qualche maniera, e in
fondo, nella casistica di tutti gli avvenimenti possibili, può darsi benissimo
che una donna possa avere bisogno di uscire per strada e raggiungere qualcosa
che le sembra estremamente importante, superiore anche al rischio di essere
fermata da qualcuno per futili motivi, forse addirittura soltanto per il gusto
di farlo.
Poi, per un attimo, qualcosa brilla lucente nell’aria,
sopra al davanzale di una finestra del primo piano. La fucilata parte senza
preavviso, ma producendo come un rumore qualsiasi, un elemento urbano subito
composto tra le cose possibili in una città. La donna si accascia sul
marciapiede senza neppure un lamento, e resta lì, come un fagotto di stracci, a
riprova del fatto che certe volte persino una persona inoffensiva come lei può
essere il simbolo di una guerra di cui non si è neppure riusciti a capire la
natura. Tutti gli altri non hanno visto un bel niente, ci sarà tutto il tempo
per prenderne atto.
Bruno Magnolfi
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