E’ soltanto il risveglio il vero problema.
Io dormo e sogno, ed il mio mondo in questa fase meraviglia per la sua
ricchezza.
La donna in
genere inizia la sua giornata per automatismi, assaporando a volte, insieme alla
consapevolezza del giorno reale, il gusto residuo che certe volte trattiene del
suo assopimento. Qualche volta, proprio per questo, lei ha addirittura provato
ad annotare ciò che riesce a ricordare di quei suoi sogni, ma non è mai
riuscita a restituire minimamente qualcosa di quei sapori. Così affronta la
realtà, esce da casa e osserva gli altri sopra il suo autobus, quasi come
figure fantastiche imprigionate all’interno di un ruolo.
Va
da suo padre, quasi ogni giorno, a tenergli compagnia un’ora o due, a sbrigare
qualche faccenda per lui, a rendersi conto con attenzione del suo stato
corrente. Lui abita da solo la sua vecchiaia, non troppo distante da casa della
donna, e trascorre le giornate in silenzio, seduto accanto alla finestra, come
in attesa di qualcosa. Lei si muove in fretta, gli fa delle domande, a volte
gli racconta qualche piccolo fatto, ma non gli parla mai dei suoi sogni e di
come tutto sia diverso quando questi si snodano di notte nella sua mente
addormentata ma vigile.
Anche
la donna vive nell’attesa, e intanto inganna le giornate portando avanti ciò
che le sembra più naturale. Suo padre non le chiede mai niente di sé, forse per
pudore, forse perché secondo lui tutta la vita è soltanto riuscire ad essere
concreti, realizzati nello scandire il tempo nei giusti attimi. Lei non si
sofferma quasi mai ad osservarlo, però qualche volta gli tocca un braccio, o
una mano ruvida, lo sfiora come per sentirne la corporalità. Le giornate si
assomigliano tutte in questa maniera, eppure ciascuna ha una sua peculiarità,
una qualche caratteristica propria.
Lei
torna a casa, rivedrà suo padre la mattina seguente, gli porterà qualcosa di
buono da mangiare, forse, starà di nuovo con lui, a tenergli un po’ di compagnia,
perché certe volte ha paura che la solitudine per lui poco a poco diventi un disturbo
o un malore. Nel pomeriggio si occuperà della sua famiglia, del marito, della
sua casa. Sarà esattamente ciò che ognuno si aspetta che sia, senza minimamente
cercare qualcosa di diverso. Certe volte poi la donna si siede a pensare, senza
un oggetto preciso a cui riferirsi, e immagina tutta la sua giornata come una
lunga pausa di sospensione nell’attesa dei sogni che coroneranno come sempre il
suo sonno notturno.
In
molte occasioni le pare una forma solo egoistica la sua, ma non può farci
niente. La rende felice quel suo pensiero, e la coscienza che tutto il suo
tempo prima o poi terminerà in quel cullarsi di immagini oniriche, per lei è
più importante di tante altre cose; ed anche se sa che i suoi sogni sono
solamente proiezioni positive della sua fantasia, ugualmente è contenta
soltanto al pensiero che la sua mente riuscirà ancora a vagare in quei suoi
mondi fantastici, e forse questo, anche se non è sufficiente a darle una
serenità che comunque non riesce quasi mai ad avere, sa che è comunque qualcosa
di estremamente importante, almeno per lei.
Bruno
Magnolfi
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