Oggi
se ne rimane da solo nel suo angolo, Renato, come fa sempre quando sta passando
un periodo buio. Noialtri lo osserviamo, ogni tanto, ma senza un vero
interesse, come se non ci si aspettasse
niente dalla sua immobilità, da quel suo rinchiudersi, dall’isolarsi in
quel modo da tutto il mondo. La giornata va avanti, le cose procedono come
sempre, e lui ad un tratto si alza dalla sua sedia, va a prendersi un semplice
bicchiere d’acqua, guarda qualcosa fuori dalla finestra, poi torna esattamente dove
era rimasto fino a quel momento.
Rosanna
si avvicina, gli dice qualcosa a voce bassa, ma lui non risponde, resta
indifferente, immobile come se non avesse bisogno di nulla, degli altri meno
che del resto. Ma lei non si dà per vinta, gli spiega qualcosa con
tranquillità, e poi, senza insistere troppo, si allontana per qualche momento,
ma infine torna lì, da lui, in silenzio, come a tenergli compagnia. Sembra
soltanto testardaggine la sua, eppure non è così, lo sanno tutti.
Certe
volte Renato volge lo sguardo sopra tutti noi, e allora noi immaginiamo che ci
voglia dire qualcosa, che abbia bisogno di spiegarci il suo pensiero. Lui
parla, usando parole ferme, calme, come fossero state riflettute innumerevoli
volte, fino a condensarsi in quelle semplici espressioni così pacate. Non c’è
niente di male, pensa Rosanna, lui è così, ha bisogno dei suoi tempi per
decidere come spiegarsi, cosa dire per farci capire come è fatto, che cosa gli
è passato nella testa.
Poi
si alza, osserva gli altri, con una semplice occhiata fa capire a tutti noi che
siamo condannati, non sarà mai possibile che le cose evolvano in maniera
differente. Rosanna forse lo comprende più di tutti, per questo in certi giorni
lo evita del tutto, perché sa perfettamente quando non verrà mai niente di
buono dai suoi comportamenti. Lei lo guarda e riesce con semplicità ad
interpretare il suo modo di essere.
Certe
volte invece Renato si dispera, come se sapesse di essere relegato nel suo
corpo strambo, che non c’è per lui alcuna possibilità di farsi capire per
davvero. Vaga nervosamente per i corridoi, noi non lo perdiamo mai di vista,
naturalmente, e lui lo sa, lascia che i nostri sguardi lo attraversino, che forse
lo accompagnino. Si muove cercando qualcosa, ma sa perfettamente che non
troverà mai niente. Rosanna lo lascia perdere, certe volte; in alcuni casi però
lo avvicina, cerca di cambiare qualcosa del suo umore, ma è difficile, lo sa
perfettamente.
Infine
si calma, Renato, si sistema nella sua solita sedia, lascia che accanto a sé
arrivi Rosanna, e infine regala un sorriso a tutti noi, come fosse il
distillato della sua personalità deviata, capace di essere sensibile oltre ogni
misura, fino ad immaginare realtà ed espressioni che tutti noi non riusciremo
mai a comprendere, anche se non smetteremo di tentare. Chissà cosa c’è dietro
ai suoi occhi, ci chiediamo a volte tra di noi; chissà che cosa ha visto mentre
era assente, lontano, via da questa clinica psichiatrica.
Bruno
Magnolfi
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