Probabilmente, anche tra un anno o
due, sarò il medesimo che sono oggi, diceva Alberto con fare leggermente divertito,
mentre spiluzzicava qualcosa nel suo piatto, seduto davanti a lei ad un tavolo
per due, nel suo ristorante preferito. Andava quasi sempre lì, Alberto, quando
voleva fare colpo su una sua nuova spasimante, vera o presunta, ed il cameriere,
d’accordo con lui, proseguiva in quei casi a dargli del lei, trattandolo come
un cliente di riguardo, fino a che tutto in genere scivolava via perfettamente,
in pratica come da copione. A lui
piaceva parlare del suo futuro in certi termini, era sicuro di fare sempre
colpo, e fingere una grande modestia e altrettanta sicurezza di sé gli pareva
la sua arma migliore, fino a sfoderare una grande capacità nello stabilire perfettamente
le proprie aspirazioni, come uno che in genere non si attende mai grandi cose
dalla propria vita, anche se è disposto indubbiamente ad accettare qualsiasi buona
opportunità.
Ma la ragazza di turno quella sera
sembrava come se conoscesse già quelle parole, quei modi di spiegarsi, di
fraseggiare, quelle espressioni così condite di apparenza e non prive di chiare
e differenti aspettative: aveva assunto quasi da subito un leggero sorriso
sopra la sua faccia, quasi una maschera dolce e permissiva, e mantenendo
un’espressione quasi indefinita lasciava raccontarsi tutto quello che la serata
di Alberto prevedeva, quasi per una sorta di rispetto verso di lui,
probabilmente però non affiancato da altrettanto interesse.
Così lui dopo alcune schermaglie
durante le quali si era reso conto di non riuscire ad incantare facilmente la
ragazza, aveva cercato di catturare ulteriormente quella sua espressione
vagamente distante che osservava dall’altro lato del tavolo, disposto come si
sentiva, in termini ancora più stuzzicanti ed ingegnosi, di parlare ancora di
se stesso, delle sue idee, delle sue giornate vuote ma piene di promesse.
Infine però aveva iniziato a comprendere che lei non era affatto una delle
solite ragazze con le quali si riusciva ad imbrogliare facilmente tratteggiando
piccoli elementi finti della propria personalità, o semplicemente elaborando
qualche discorso ben inanellato.
Lo lasciava parlare, questo era
l’unico dato certo, ma non per questo pareva credere neppure per un attimo qualcosa
di ciò che lui proseguiva a sostenere. Poi lei aveva guardato con interesse
qualcuno o qualcosa da un’altra parte del locale, e questo era stato
sufficiente a spegnere del tutto l’entusiasmo in Alberto, o almeno a delineare d’improvviso
una battuta d’arresto alla sua conversazione generalmente sciolta. Lui così aveva
bevuto un piccolo sorso di vino, l’aveva guardata dritta cercando un rinnovato interesse,
e aveva atteso che fosse lei a fare l’ulteriore mossa, chiedendosi chi fosse mai
veramente la persona che si era ritrovato di fronte quella sera.
Un uomo, avvicinatosi senza
accostarsi, passando aveva salutato la ragazza con un leggero gesto della mano,
e lei gli aveva sorriso con garbo, poi tutto era parso per un attimo perdere
completamente di qualsiasi senso. Lei ed Alberto avevano proseguito a mangiare in
silenzio ancora per tre o quattro minuti, poi la ragazza aveva detto: ci sono
cose sulle quali è bene non essere mai così certi; sono d’accordo, dobbiamo
scavare con impegno alla ricerca della propria vera indole, e non dobbiamo mai
chiudere la porta alle possibilità. Mi piace il tuo modo di essere, anche se è
evidente che non staremo mai dalla stessa parte. E’ bello essere qui a
scambiarsi i propri pensieri, per me è quasi uno scoprire qualcosa che non ho
mai conosciuto. Non ha importanza se tra noi due non accadrà mai niente: siamo
persone, soprattutto, e stare insieme a cercare di dimostrarlo, secondo il mio
parere, è già un grande punto d’arrivo.
Bruno Magnolfi
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