Non
ci vuole niente a superare il forte senso di fastidio ed andare fino
all'ufficio comunale per i reclami, pensa Lilia. In fondo è un suo diritto di
cittadina riuscire a farsi rispettare. Intanto la puoi trovare seduta su una
panchina dei giardinetti con gli occhi affondati dentro alle pagine di qualche
libro, generalmente preso in prestito alla piccola biblioteca del suo
quartiere. E' carina, lei, seria, ben educata, ma non molto sociale: preferisce
starsene per conto proprio piuttosto che spartire gli spazi con altri.
Quando
poi arriva all'ufficio appropriato, gli impiegati gliela fanno subito un po’
complicata: c'è da compilare un modulo, mettersi in coda, parlare brevemente
con un incaricato, e infine attendere per diverse settimane via posta la
risposta scritta al proprio domicilio. Non ha senso, pensa lei uscendo
dall'edificio: qualcuno giudica tutto di me, persino la mia possibilità di
chiedere chiarimenti celeri agli uffici dell'amministrazione pubblica.
Torna
a sedersi sulla panchina ed a riaprire il suo libro. Non c'è altro da fare,
pensa Lilia con un senso quasi di smarrimento. Nonostante la sua giovane età è
già da molto abituata ad arrangiarsi da sé, anche se certe volte pensa che
avrebbe proprio bisogno di aiuto, quell’aiuto che in genere purtroppo non
riesce a chiedere, e forse neppure a desiderare davvero.
Il
libro scorre sotto ai suoi occhi, ma i personaggi descritti sono distanti, non
vivono esattamente quello che prova lei. Perché il suo disagio è dato semplicemente
dal fatto che ciò che viene pubblicizzato e strombazzato da ogni parte e di cui
si in genere si parla più spesso, la maggior parte delle volte non risponde
affatto a verità. Lilia vorrebbe sempre che tutto scorresse in modo lineare e
coerente, e certi intoppi organizzativi non li sopporta.
Si
avvicina un signore, le sorride e si siede. Questo libro scorre bene, dice
Lilia, ma io non ne sono contenta. Ho letto molte cose durante questi ultimi
anni, ma all'improvviso mi sembra che la verità non sia mai passata da questi
libri sui quali, spesso e volentieri, mi sono anche lasciata andare nella
lettura. Anche questo che ho sotto gli occhi parla di molte cose, descrive
benissimo parecchie situazioni, ma alla fine sembra proprio che i suoi
contenuti siano tutti impalpabili, sfuggenti, in fondo di nessuna utilità. Non
ho bisogno di un manuale per vivere, dice con convinzione, però non accetto
neppure di vivere costantemente dentro una nuvola.
Il
signore accanto a Lilia allora si alza, la guarda, pare riflettere; poi borbotta
qualcosa di poco comprensibile, le prende il libro dalle mani e annuisce con la
testa, come se quello che le ha sentito dire lo trovasse sostanzialmente d'accordo.
Vorrei aiutarla, dice; eppure la capacità critica che adesso sfodera così bene,
probabilmente non ci sarebbe in lei se questi volumi non l'avessero fatta
scaturire nella sua coscienza. Lilia resta colpita da queste parole, riprende
il libro dalle mani dell'uomo e lo saluta con un sorriso mentre lui la lascia
sola.
Quando
si alza dalla panchina ha un fremito: forse non serve aver maturato un punto di
vista se non si comprende come sia meglio metterlo in pratica, pensa. Torna a
casa camminando con una certa lentezza, e lungo la strada passa davanti una
volta di più agli uffici comunali. Non c’è nessuno a quest’ora, riflette, ma
non ha alcuna importanza. Domani tornerò qui, pensa ancora; cercherò di parlare
con un superiore, col capufficio, con un dirigente, con il sindaco in persona
se occorre, ma sono sicura che uscirò da questo edificio solo quando il mio
reclamo sarà preso seriamente in esame.
Bruno
Magnolfi
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