martedì 16 settembre 2014

Perso, improvvisamente.

            
            Diego è sicuro di quello che fa. Torna a casa e Lorenza non c’è, ma lui sa già perfettamente dove trovarla. Riflette velocemente attorno a qualcosa che ha letto negli ultimi tempi sulla violenza alle donne, ma gli viene soltanto da sorridere: lui non sarà mai uno di quel genere, anche se lei se n'è andata. Soltanto vuole vederci chiaro nelle cose, nient’altro. La piccola cartoleria dove lavora l'amica di lei è poco distante, cosi ci pensa su un attimo, sono quattro passi, ed è già là. Non si è vista, gli viene subito riferito, e a lui pare per questo di sentirsi improvvisamente uno stupido, così impacciato, con il berretto dentro una mano, e non è per nulla abituato a cose del genere. Forse ha fatto male ad andare fino al negozio, pensa uscendo, e allora gira per le strade senza neppure una meta. Vuole stancarsi, lasciare indietro qualcosa, ed anche riflettere, forse, ma la sua testa è vuota, non sa neanche capire dove stia il suo errore, semmai ce ne sia uno.
Incontra un amico, lo saluta svogliatamente, forse vorrebbe spiegarsi, ma non sa neppure da che parte incominciare. Si infilano nel primo bar poco distante, si fanno servire due birre, sorridono per qualcosa che non sanno neppure cosa sia; poi Diego spiega quanto è accaduto. L’altro gli parla subito male di tutte le donne, gli dice di non preoccuparsi, che qualcosa comunque succederà, le cose si sistemeranno, e che in breve gli verrà pure in mente un'idea. Lui se lo lascia dire, ma intanto dentro di sé sente profondamente la voglia di ribellarsi, mentre questo pensiero convive contemporaneamente con il bisogno che prova della sua Lorenza. Improvvisamente non è più sicuro di nulla, guarda l’amico, ma lo vede distante, gli manca tutto, come se adesso non sapesse neanche più dove andare.
Forse mi hanno detto qualcosa di falso, dice. Forse Lorenza era proprio lì, magari nel retrobottega, a sorridere delle mie perplessità, magari a ridere di me, di quel mio impaccio. Dice che non sa più neanche cosa pensare, ma l’amico gli dice d’un tratto di avere già immaginato che prima o poi sarebbe successo qualcosa del genere; lo dice sottovoce, ma con convinzione: ti comportavi male con lei ultimamente, gli fa. Diego si sente colpito nel vivo, spalanca gli occhi, riflette: forse è vero, ma non se n’era neppure reso conto. Quando tornano ad uscire sulla strada, Diego si guarda attorno, come se lei fosse lì, da qualche parte immobile ad osservarlo. L’altro lo nota, e lui, anche soltanto per questo, se per combinazione la scorgesse davvero in fondo alla via, sa che gliela farebbe pagare, anche se continua a ripetersi che non vorrebbe.
I due ciondolano un po’ fino all’angolo, non ci sono molte altre parole da dirsi, perciò si salutano, ognuno per sé, a rimettere assieme ciò che ancora resiste. Diego non ha voglia di tornarsene a casa, controlla il telefono, nessuna chiamata. Si stravacca su di una panchina e resta lì, mentre le luci della sera si accendono. Forse potrebbe partire, andarsene chissà dove, senza neppure pensare di ritornare; ma riflette che sarebbe soltanto una debolezza, e lui non se la vuole permettere. Deve comportarsi esattamente come se nulla fosse accaduto, pensa, questo è il punto. Perciò Diego rientra in casa come ogni sera, senza cercare alcuna differenza con ogni altra sera; e lei è là, come sempre.


Bruno Magnolfi

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