Quando lei è scivolata sul pavimento, sull'immediato
forse mi sono addirittura dispiaciuto dentro di me: in quel momento mia moglie
mi pareva soltanto, forse anche per via del pancione, una povera disgraziata
ridicola ed assolutamente senza valore; però quando le ho sferrato con tutta la
forza che ho trovato il primo calcio sul fianco, ho immediatamente provato una
grande soddisfazione, proprio come se stessi scaricando in quei colpi, peraltro
assolutamente necessari, tutta la tensione da me accumulata negli ultimi tempi.
Lei ha subito urlato qualcosa, certo, forse ha anche proseguito a lamentarsi
piangendo, non lo ricordo neppure, ma questo non ha provocato altro in me che
farmi stringere i denti dalla rabbia per continuare ancora a colpirla, ad umiliarla,
a schiacciarla sotto di me, proprio come in quel momento si meritava. Poi, una
volta stanco, sull’immediato volevo quasi andarmene via, uscire al più presto
da quella casa, prendere una boccata d’aria da qualche altra parte e
dimenticarmi in fretta di quanto successo, però accanto a me ho visto il solito
divano all'interno della nostra stanza, e con la fronte sudata per lo sforzo mi
ci sono seduto, cercando di riprendermi e di calmare il mio fiato corto.
Lei a quel punto era ancora a terra e si reggeva il
fianco e la pancia, ma ora piangeva e basta, quasi in silenzio, senza parlare, praticamente
senza più darmi noia. Ho pensato che in fondo forse mi sarebbe quasi
dispiaciuto avesse perso il bambino, però ero anche convinto che quel
trattamento fosse esattamente quanto meritava, e poi alla fine mi pareva che
questi non fossero neppure del tutto dei fatti che mi riguardavano. O meglio,
il caso che ci fossimo sposati quasi un anno prima, secondo me non doveva assolutamente
darle il permesso di fare tutto quello che le pareva, questo pensavo. Poi è
chiaro che con una donna non si può mai sapere chi possa essere veramente il
padre del bambino quando partorisce, e quindi per questo non era
necessariamente cosa che mi riguardasse. Le avevo già detto più volte che
doveva alla svelta farsi togliere quell'ingombro, ma lei no, voleva tenerlo per
sé ad ogni costo, diceva, ma io immaginavo che si comportasse così soltanto per
farmi un dispetto, per intralciarmi, ecco. Per questo ho perso le staffe, non
perché fossi ubriaco o cose del genere.
Quando si è tirata su ho visto subito che aveva perso del
sangue, non molto comunque, così dapprima mi sono sentito quasi umiliato da
quella sua specie di messinscena, poi ho compreso che le cose alla fine si
erano già messe piuttosto bene, e che in pratica non c'era neanche bisogno di
altro. Ma subito dopo ho anche capito che lei stava probabilmente pensando di
telefonare al pronto soccorso, ma senza mettermi in mezzo ho lasciato che lo
facesse, e sono rimasto semplicemente seduto con la mia birra e i miei
pensieri: in fondo era giusto che si facesse vedere nelle sue condizioni, non
c'era niente di male in tutto questo. Sei caduta per le scale, le ho detto però
a voce alta e con forza, non cercare di dire in giro altre cretinate. Lei tremava
e non ha replicato un bel niente, e questo forse non mi è del tutto piaciuto.
Non cercare di fregarmi, ho urlato ancora; la colpa di tutto è soltanto tua, e
tu lo sai bene.
Quindi sono uscito, ho fatto un giretto da solo, e quando
sono tornato lei non c'era già più, o almeno così mi è sembrato. Ho pensato che
tutto adesso sarebbe andato al suo posto e che non ci sarebbero stati altri
problemi. In fondo ciò che desideravo era soltanto riprendere la mia vita di
sempre e finirla una volta per tutte con quelle scemenze. Ma quando ho avuto la
sensazione che qualcosa non stava andando per il verso giusto, ho provato improvvisamente
paura. Sono tornato ad uscire e mi sono infilato nascosto in un portone buio
poco distante. Sono arrivati poco dopo dei piedipiatti, e questo non mi è
piaciuto per niente. Adesso mi guardo attorno e ancora non capisco cosa ci sia
di male in quello che ho fatto: lei è caduta lungo le scale, io non c'entro per
niente, anzi, mi dispiace di ciò che è accaduto; ma domani penso che potrò
andare tranquillamente ad un posto di polizia e dirlo ben chiaro tutto questo,
senza assolutamente problemi.
Bruno Magnolfi
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