mercoledì 7 gennaio 2015

Libero, imprendibile.

            
Lo so che mi stanno cercando; entrano già nelle case della zona, mi danno la caccia, fanno domande, rovistano stanzini bui inusati e vecchi capanni per gli attrezzi, e certe volte quando si infilano dentro alle abitazioni, vanno a guardare perfino sotto ai letti e addirittura dentro gli armadi, proprio come se fossi lì, esattamente dove pensano loro. Stanno in giro a perlustrare ogni strada, anche a guardare storto chiunque incontrino, come ci potessero essere dei complici, qualcuno prestato a darmi una copertura, quasi fossi il tipo che si fa aiutare, che permette agli altri di proteggermi, di darmi una mano. Io sono qui, solo nel mio piccolo appartamento, e vivo in questa intercapedine del muro senza che nessuno possa mai scoprirmi.
Non è una vita semplice la mia, lo so, però è fatta in questa maniera e di tutto il resto in fondo non mi interessa un bel niente. Ho una lampada, qualcosa da leggere, e poi ci sono i miei pensieri, soprattutto la mia soddisfazione nel sapermi imprendibile, fuori da qualsiasi schema ordinario. Alla sera mi metto un cappello calato fino sugli occhi e vado a comprarmi qualcosa da mangiare, presso persone fidate naturalmente, gente che vive praticamente senza neppure sapere chi io sia davvero. Poi ritorno immediatamente qua dentro. Controllo un sacco di affari da qui, anche se di fatto lo fanno gli altri per me. A me basta sapere che sto sfuggendo a tutti i normali criteri con cui le autorità riescono ad immaginarmi, il resto è del tutto secondario.
Ci sono i soldi che girano e che comprano tutto, lo so, ma a me non servono, sono sufficienti per me pochi spiccioli, ed in compenso mi basta sapere che sono temuto da tutti, che la mia potenza è nota in ogni contrada da queste parti, ed il mio nome riesce ad aleggiare come un fantasma in certi ambienti. Soprattutto perché potrei essere ovunque, ma di fatto poi nessuno mi trova. Così sul muro che mi protegge ho iniziato già da un po’ a scrivere le mie riflessioni: uso caratteri piccoli a matita sull’intonaco grigio, minuti pensieri che poco alla volta diverranno la testimonianza della mia vita, e la dimostrazione di come abbia sempre sfuggito chi mi cercava. Quando certe volte avverto qualche debole rumore nelle vicinanze subito mi fermo, mi immobilizzo, mi metto in ascolto, poi però riprendo proprio da dove mi ero interrotto.
Per dormire mi sdraio sul fondo dell'intercapedine tra questi due muri: è un po' preciso il posto dove mi corico, tanto che solo girarmi spesso è un problema. Però mi sento sicuro, posso dormire tranquillo quanto voglio, non c'e nessuno che possa snidarmi nel sonno. Certe volte accendo la radio prima di addormentarmi, ascolto le informazioni che trasmettono dai giornali e dai notiziari. Mi sento immerso nella normale quotidianità anche se non la vivo; partecipo con i miei sentimenti a ciò che succede giorno per giorno, e in questa maniera so che tutto va bene, sono a posto, sicuro, perfettamente a mio agio. Scrivo sul muro con regolarità tutto questo, e mi piace farlo, sto bene, perfettamente; in fondo non potrei desiderare di meglio.

Bruno Magnolfi


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