mercoledì 14 gennaio 2015

Oltre la soglia.

            

Dai, non guardarmi in quella maniera, le dico. Lei si volta in silenzio, prende ancora un sorso del suo caffè, poi sembra interessarsi di qualcosa all’interno della borsetta che tiene accanto. Nella piccola sala del bar non c’è molta gente, fuori dalle vetrine la giornata appare bella, addirittura radiosa. Vorrei alzarmi, penso, senza però trovare neanche un motivo qualsiasi per farlo, perciò non lo faccio.
Uno di questi giorni dovremo andare insieme in un'agenzia di viaggi, le dico ancora; ed organizzare un bel fine settimana da qualche parte, tutto per noi. Servirebbe per rilassarci, e ritrovare forse un po' più di spirito. Lei, quasi avendo intuito precedentemente quel mio pensiero, con calma cerca e poi mi fa vedere un opuscolo che aveva conservato: tre giorni indimenticabili a Siviglia, dice la carta patinata, con foto e qualche dettaglio.
Perfetto, dico subito, è proprio quello che ci vuole. Poi il cameriere torna da queste parti, riordina in un attimo il tavolino, ed io gli chiedo di servirmi una grappa, ben secca, non aromatica. Lei mi getta un leggero sguardo forse di dissenso, poi spinge in avanti la sua tazza di caffè e chiede un po’ d’acqua gassata. 
Potremo partire fra tre settimane, le dico guardando distrattamente un'agendina che porto sempre con me dentro una tasca. Andiamo e torniamo, senza annunci, senza dire niente a nessuno, soltanto io e te, cosa ne pensi? Lei si volta ad osservare qualcosa senza rispondere, poi indica con un dito il prezzo totale previsto sul pieghevole del viaggio. Non preoccuparti, le faccio, ce lo possiamo permettere, non è propriamente economico, ma si può fare.
Trascorre qualche minuto, assaggio la grappa; ho capito, le dico, non si tratta di soldi. Semplicemente non ti va in questo momento di affrontare con me una cosa del genere. Lei mi guarda, la sua espressione è seria, immagino pensi qualcosa molto distante da quei discorsi, ma non ho voglia di farle pesare una riflessione del tutto mia, e neppure cercare sul suo viso il dettaglio che dimostri che ho piena ragione nell'avvertire la sua distanza, così lascio perdere qualsiasi ulteriore commento.
Mi alzo, dico: scusami un attimo, vado in bagno. Quando torno, rinforzato dall'aver osservato a lungo la mia immagine dentro lo specchio, lei si è già alzata, ha pagato le nostre consumazioni, è praticamente pronta per uscire da lì. Mi sento spiazzato, vorrei trattenerla, affrontare magari gli argomenti irrisolti, mostrarle quanto io sia capace di farmi carico di tutti i problemi, ma lei non mi guarda neppure, ed io sento che tutto sta quasi cedendo all'improvviso sotto ai miei piedi.
Le tocco leggermente un gomito per costringerla a voltarsi verso di me, lei sorride quasi forzatamente, evitando di guardarmi in modo diretto: andiamo? dice poi con voce sicura; ed è già lontana.


Bruno Magnolfi

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