La
stanza d’albergo è veramente piccola, ed arredata in modo a dir poco casuale,
quasi sgarbatamente, con un’unica finestra che concede la vista soltanto sulla
facciata di un condominio anonimo che rimane di fronte, a pochi metri, senza
lasciare praticamente alcuna altra visuale. A lei però non importa proprio
niente, appena arrivata ha già disfatto quasi completamente la sua valigia,
anche se loro due si tratterranno soltanto un paio di giorni, perché in
qualsiasi caso le sue maniere non cambiano: ogni cosa deve essere sistemata in
perfetto ordine, e quindi riposta con metodo ed in modo assolutamente adeguato
alla situazione. Lui prosegue a guardarsi attorno: sugli inizi avrebbe quasi
voluto andarsene da lì, prendere sua moglie per una mano e chiederle di andare
altrove, ma dopo pochi minuti la sua incertezza iniziale sul da farsi è già
stata soppiantata da altri pensieri.
Nel pomeriggio
potremo fare una semplice passeggiata senza meta, dice lei accomodante, mentre
manovra i suoi vestiti; giusto per prendere confidenza con questa bella città,
aggiunge subito. Lui, dopo aver messo svogliatamente la testa dentro la sua
valigia, forse per affinità, o magari alla ricerca di chissà che cosa, annuisce
lentamente, senza comunque riuscire a trovare sull'immediato delle possibili
alternative. Infine si siede al bordo del letto, si prende la testa tra le mani
ed inizia a lamentarsi con dei sottili suoni gutturali del tutto assurdi. Stai
male?, fa lei guardandolo per un attimo con occhi attenti ma senza muoversi da
dove si trova. Nessuna risposta, lui nasconde per un attimo il viso dentro ai
palmi e finge qualcosa che non appare neppure minimamente credibile. Va bene,
dice lei; allora tira fuori tu cosa vuoi farne di questi due giorni. Niente, fa
lui con serietà mentre si alza; poi, con passo leggero, si avvicina alla porta,
la apre, osserva per un attimo il corridoio che in quel momento appare deserto,
e quindi esce, richiudendo subito l’uscio dietro di sé.
Lei entra nel
bagno, apre un rubinetto, si lava le mani, guarda la propria faccia dentro lo
specchio, riavvia con la spazzola i suoi capelli castani di media lunghezza, ed
infine torna dentro la camera, prende il libro turistico sempre a portata di
mano, e sedendosi lo apre. Quando il marito torna lei è completamente a suo
agio, pronta per affrontare anche qualsiasi eventuale avversità. Lui la guarda,
accosta la porta alle sue spalle; dobbiamo essere uniti, le dice, ed evitare di
ritrovarci nuovamente su due piani completamente differenti. Lei si gira, mette
con calma un segnalibro alla pagina della guida che stava consultando, poi la
va ad appoggiare sul tavolinetto vicino all’armadio. Va bene, risponde a bassa
voce, comunque non avrei la minima intenzione di fare qualcosa che possa in
qualche modo innervosirti.
Lui raggiunge
la finestra, osserva una leggera screpolatura sull’intonaco del palazzo che ha
di fronte, poi si volta; non so come dirtelo, mormora con calma: ma c'è
qualcosa in questa camera che mi ricorda un passato che però non è neppure del
tutto mio, come la fase oscura di una vita precedente, ecco. Lei lo guarda,
prova forse un attimo di tenerezza verso suo marito, poi però con gesto deciso
indossa una delle sue giacche attillate. Lui intanto si volta, si rende subito
conto di non avere molte possibilità, così va verso di lei, le accarezza una
mano e prova a sorriderle, come per annullare tutti i pensieri ed i discorsi
scambiati fino allora. Lei lo lascia fare per un attimo, infine allunga il
braccio fino al tavolinetto, da dove raccoglie la sua guida: andiamo?, dice
senza alcun indugio; ed insieme, proprio
in quel momento, ecco che si avviano.
Bruno Magnolfi
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