Senza neanche
concedere molto più di una semplice occhiata all’ostacolo, lui riesce, tenendo
i piedi saldamente uniti tra loro, a saltare il muretto che circonda il piccolo
spiazzo di ghiaia subito sotto l'appartamento dei suoi genitori, grazie
naturalmente alla potente rincorsa che prende ogni volta; e poi ogni giorno,
quando esce da casa sempre correndo, prosegue avanti senza alcuna incertezza,
come per lasciarsi rapidamente alle spalle sia il gruppo dei palazzi grigio
cemento, che tutto quel quartiere così periferico, sentendosi ormai pronto per
un altrove diverso e migliore, anche se purtroppo non è ancora riuscito a
focalizzarlo. Per esempio, vorrebbe avere imparato a suonare bene uno strumento
musicale, durante quei suoi quindici anni, ed essere riuscito a formare uno dei
tanti gruppi che fioriscono continuamente da quelle parti; però gli piacerebbe
anche essere riuscito almeno a brillare in quella scuola che al contrario lo ha
messo quasi in disparte; o forse sarebbe stato bello se magari fosse stato capace
di farsi valere in una disciplina sportiva qualsiasi. Ma non è stato in grado
fino ad oggi di fare niente del genere, quel ragazzo con la felpa verde, e così
adesso non gli rimane dentro di sé che quella formidabile voglia di andarsene
via, senza neppure sapere verso dove, o per fare che cosa. Corre, quasi sempre,
magro e allampanato com'è, e saluta chi lo conosce senza fermarsi un momento,
quasi non avesse mai il tempo per una parola, o per una riflessione pacata con
qualcuno. Certe volte arriva fino ad uno spiazzo di erbacce in fondo alle case,
un posto dove non ci va mai nessuno, e allora si siede sopra una pietra
squadrata, e poi se ne sta lì, da solo, a riflettere sulle possibili decisioni
da prendere.
Questo ragazzo non ha
amici veri, è giusto essere chiari, solo tantissimi conoscenti, ed è per questo
che ha imparato a tenersi per sé tutto ciò che riesce a pensare. Però, qualche
tempo fa, ha scritto una lettera, un semplice foglio di carta con le parole
piccole e fitte, qualcosa che gli è uscito da dentro come un elemento
estremamente importante, tanto che è riuscito a girare con la busta dentro una
tasca per un tempo quasi infinito, fino a quando l’ha lasciata per terra, in un
posto qualsiasi, senza la firma e senza avere il coraggio di riuscire davvero a
spedirla a qualcuno. Lì dentro diceva in modo sintetico quali erano tutti i
suoi sogni, le sue idee più nascoste, ma anche la sua voglia di correre, di
andarsene lontano da dove ha sempre abitato, chissà poi in quale altro posto,
comunque senza alcun freno. Infine è giunto il giorno del suo sedicesimo
compleanno, un giorno qualunque, privo di qualsiasi particolare, forse solo il
momento della consapevolezza che il tempo in qualsiasi caso riesce comunque a
trascorrere sopra la testa di tutti, senza poterne sfuggire. Così ha girato in
lungo e in largo per il quartiere, ha fatto poi tutte le corse possibili, fino
a ritrovarsi sfinito, poi ha saltato per l’ultima volta il muretto, e a quel
punto si è incamminato coscientemente verso la stazione dei treni, per salire
con rapidità sul primo che avesse trovato in partenza.
Una signora nello scompartimento gli ha parlato di
tutte le cose che aveva voglia di dire, e lui è stato a lungo comunque ad
ascoltarla, con l'espressione anche seria ed interessata, fino a quando lei ha
preso la borsa, ha lasciato in aria un saluto e un augurio, ed è scesa. Non c'è
niente di male, ha riflettuto il ragazzo; però quando ha notato nel corridoio
il controllore dei biglietti, è sceso anche lui. Se chiedo a tutti, qualcosa
riuscirò a combinare: e così è stato, e si è ritrovato a scaricare delle casse
da un camion per qualche soldo e altrettante promesse. Se l’è cavata, in
qualche maniera, giorno per giorno e caparbiamente, ed è riuscito a tenere
dritta la barra, come si dice, anche se poi a un certo punto ha compreso che le
cose sono più complicate dell’entusiasmo che ciascuno può avere dentro di sé.
Bruno Magnolfi
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