La madre senza guardarla
dice qualcosa a voce bassa, mentre si sposta lentamente intorno al tavolo della
cucina, ma lei finge di non aver neppure sentito quelle poche parole che le
paiono dettate soltanto dalle abitudini e dai modi di sempre. Segue un piccolo
silenzio piuttosto teso durante il quale la figlia si aspetta di ascoltare la
ripetizione dello stesso discorso, ed infine difatti l’anziana donna conferma con
voce appena meno tollerante di prima, quanto aveva già chiesto alla figlia: sei
sicura di dover uscire proprio in questo momento? le fa, come se intendesse
mettere in dubbio l’importanza o la legittimità di ciò che lei abbia da fare.
Ma certo, dice la figlia, tanto non ci metterò neanche molto tempo, tra un’ora
o poco più sarò di ritorno.
La mamma allora si
siede, mostrando l’atteggiamento rassegnato di chi ancora una volta deve subire
la realtà non potendola gestire come vorrebbe. Osserva qualcosa di un vecchio
giornaletto sul piano del tavolo mentre la figlia si prepara, poi quando lei
apre la porta in fondo al corridoio prima di salutarla, chiede se può
acquistarle delle sigarette. Lo sai mamma che ti fa male fumare, dice la
figlia, forse te ne porterò una, ma deve bastarti per tutta la giornata. Poi
torna indietro con l’espressione corrucciata di chi sta dimenticando qualcosa
di veramente importante, entra per qualche attimo nella sua stanza, ed infine
torna in cucina guardando sui mobili, mentre richiude la sua borsetta dopo
averci guardato dentro.
Avevi dimenticato le
chiavi di casa? le chiede l’anziana donna guardandola con occhi piuttosto spenti.
No, fa lei, avevo soltanto preparato un elenco delle cose da fare e da
comprare, ma adesso chissà dove l’ho messo. In ogni caso, fa l’altra, se non
hai le chiavi non preoccuparti: tanto ci sono io in casa per aprirti. Va bene
mamma, ho capito, d’altronde dove vorresti andare; è solo che non capisco come
abbia fatto a perdere il mio foglietto. Lo ritroverai, fa l’altra, in questa
casa non si è mai perso niente. Certo, dice la figlia spazientita, però si dà
il caso che mi serva in questo momento, e non più tardi o magari domani. Come
vuoi tu, fa la madre con l’aria rassegnata di chi si sente brontolare anche per
un nonnulla.
Poi si alza dalla sua
sedia e con lentezza studiata apre un cassetto della credenza: forse hai messo
qualcosa qui dentro, dice mentre la figlia ha già ripreso a guardare dentro alla
borsa. No, non preoccuparti, è soltanto una cosa che riguarda la mia
distrazione, la mia memoria, però se adesso non trovo quel benedetto foglietto
sto male, dice sbuffando e rovistando un po’ dappertutto. Intanto la mamma ha
già aperto con indifferenza
un altro cassetto e sembra voler passare in rassegna
tutto quello che le capita davanti agli occhi, ma giusto per dimostrare alla
figlia il suo impegno, perché per il resto non osserva neanche le cose che
vede.
Va bene, dice la figlia
alla fine; più o meno mi ricordo quello che vi avevo scritto, in fondo posso
anche andarmene senza il mio elenco. Ma in quel momento sopra al mobiletto
vicino alla porta rimasta socchiusa il suo foglietto eccolo lì, in bella vista.
La mamma lo vede mentre lei va diretta per prenderlo per non farsene accorgere,
così le dice soltanto: certe volte le cose stanno nei posti più abituali. Ma
questo non lo dice per farsi ascoltare da sua figlia, quanto per dare alle sue
parole un sapore superiore ad un dialogo qualsiasi, quasi come un monito di
ordine generale, ed è per questo che l’altra apre la porta ed esce senza
neppure un saluto.
Bruno Magnolfi