La chiamano a voce alta
anche per diverse
volte durante questi pomeriggi di sole mentre se ne sta in solitudine da
una parte, non tanto perché vorrebbero averla insieme
con loro, visto che lei non dice quasi una
parola e non è certo una persona di grande compagnia, quanto perché
desidererebbero tutti che la smettesse di giocare sempre con l’acqua come certe
volte continua a fare per ore ed ore in queste lunghe giornate d’inedia. Carla va fino alla
fontanina in pietra in fondo all’ ampio
cortile tutte le volte in cui ne sente la voglia,
appoggia a terra con attenzione le due o tre
bottiglie di plastica che porta spesso con sé,
e poi con metodo inizia a riempirle, lentamente, senza versare mai neppure una
goccia di quell’acqua fresca e limpida che scorre piacevolmente dal
rubinetto. Poi travasa il liquido da una bottiglia all’altra, come fosse quello un elemento
estremamente prezioso, e prosegue a fare tutte queste operazioni fino a quando qualcuno non riesce a convincerla in qualche modo a smettere.
Sono i quantitativi quelli che
contano, la capacità di ogni recipiente di tenere dentro di sé più o meno
liquido, e questo con certezza non è un dato scontato, ma varia
indipendentemente dalla forma esterna che hanno fatto assumere all’involucro
dentro la fabbrica dove è stato generato. Sono queste in fondo le scoperte più importanti
che si possono fare quando si sperimentano cose di questo genere, proprio perché
alla fine l’elemento essenziale che ci porta tutti un passo avanti è
esattamente la coscienza con cui si affrontano le vicende reali che ci
capitano, con il loro vuoto, oppure il pieno, sia di senso che di significato.
Poi Carla si scuote, raggiunge le
altre donne della sezione femminile di cui fa parte, e si mette in un angolo
forse a meditare le nuove scoperte che è riuscita ultimamente a mettere davvero
insieme. Qualcuna la guarda con intensità e magari sorride alle altre,
mostrando quell’incomprensione che lei però conosce benissimo e che riesce a
sopportare senza alcuno sforzo, gettandosi attorno tutta quell’indifferenza che
da sempre prova per chi non sa comprendere neppure i rudimenti della sua fondamentale
scienza. Infine Carla si siede, da sola, senza chiedere alle altre alcuna
attenzione per se stessa, ed è allora che una o due tra tutte si avvicinano a
lei pur senza rivolgerle mai delle domande in forma diretta.
Sono soddisfatta, fa Carla a un
certo punto; i miei esperimenti hanno mostrato in questi ultimi tempi che ci
sono delle verità che purtroppo non conosco proprio per niente. Cose di cui non
ho neppure sentito mai parlare; ma questo fatto per me è senz’altro positivo: significa
che con la curiosità e l’applicazione che riesco ad impiegare posso facilmente
scoprire addirittura anche dentro di me tutte quelle cose che non avrei mai
creduto ci potessero davvero essere. Perciò mi sento pronta a lasciare per strada
tutto ciò che adesso mi appare soltanto una zavorra, e sostituire il vuoto che
viene a formarsi in questo modo con nuove idee e con nuove esperienze. Presto
sarò del tutto rinnovata dice con compiacimento, e questa raggiunta fase sarà
del tutto una mia importantissima conquista.
Bruno Magnolfi
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