Mi dispiace, dice quello che maggiormente se ne
intende di medicina, ma la donna non può proprio camminare. Gli altri si
guardano con espressioni perse, a nessuno viene voglia neppure di chiedere
ulteriori spiegazioni, ed uno o due di loro tornano a sedersi lasciandosi
sprofondare sopra le sedie impagliate che stanno attorno al tavolo di legno,
quasi senza un’altra precisa volontà. Potremmo approntare una barella però,
dice dopo qualche minuto di silenzio lo stesso tizio che ha parlato poco prima:
si possono usare alcuni pali di legno che ho intravisto là fuori, e poi
stendere su quelli un lenzuolo ben legato.
Certo, dice un altro, lo possiamo fare; in
considerazione però di tutta la strada disagevole che ci sarà da affrontare, un
fardello del genere diventa un rallentamento notevole della nostra già stretta
tabella di marcia. Può darsi che in questo modo non si riesca neppure ad
arrivare a destinazione per l’orario che abbiamo pattuito, e questo fatto ci
metterebbe nella condizione di essere un semplice bersaglio per chiunque voglia
disfarsi di gruppi come il nostro.
Dobbiamo correre il rischio, dice un altro che è
rimasto in piedi; non abbiamo alternative. Ci daremo il turno ad esempio ogni
dieci minuti per sostenere la barella, e per il resto affronteremo tutto quanto
come avevamo già previsto. Nessuno degli altri trova alla fine niente da ridire
rispetto a questo progetto, e due di loro subito escono come per dar seguito a
quanto stabilito ed approntare quindi la lettiga. Ma al momento in cui le cose
sembrano già essere impostate, esce la donna leggermente zoppicando, e
fermandosi sulla soglia della porta dice agli altri: lasciatemi qui; ci sono
maggiori probabilità che ritorniate in fretta a prendermi una volta raggiunta
la vostra destinazione, piuttosto che rischiare tutti di arrivare in ritardo e
compromettere l’operazione.
Gli altri si guardano, probabilmente ha ragione in
pieno pensano tutti, così con due parole quello che sa di medicina si offre di
rimanere insieme a lei, e gli altri raccolgono velocemente le loro borse e se
ne vanno dopo poco, senza ulteriori indugi. Loro due rientrano nella baracca,
la donna si siede, lui cerca di sistemare al meglio le cose utili che sono
rimaste a disposizione là dentro. Ce la possiamo fare, le dice con un mezzo
sorriso sulle labbra: in fondo abbiamo molto tempo prima che ci scoprano,
possiamo starcene tranquilli almeno per un po’.
Ma un forte boato irrompe nell’aria tiepida e
tranquilla lasciando loro due senza parole. E’ soltanto il tuono, dice lei dopo
un momento: un temporale si sta facendo avanti, non c’è niente d’altro per il
momento che ci sta minacciando. La pioggia dopo un attimo arriva copiosa, il
tetto della baracca suona come un tamburo sotto alle grosse gocce, i due guardano
fuori il paesaggio fradicio ed aspettano con calma ancora pieni di
speranza.
Sono stufo di tutto questo, dice lui di colpo; mi
sembra persino impossibile che si possa essere finiti in questo modo. Certo, ce
la caveremo in un modo o nell’altro, ma tutto questo non avrà avuto alcun senso
una volta giunti al termine. Hai ragione, fa lei, forse non avremmo mai dovuto
imbarcarci in questa situazione, sarebbe stato sufficiente pensarci meglio,
riflettere di più, calcolare meglio i rischi, anche se adesso è del tutto
stupido tentare dei ripensamenti.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento