"Eccoci qua
nuovamente", fa Umberto nel tentativo di mostrarsi simpatico ai suoi amici
di sempre, anche se sembra che in questo momento non ci sia proprio niente
nell'aria che incoraggi la voglia di essere allegri. In ogni caso gli altri due,
al solo vederlo, gli fanno un piccolo cenno di saluto, come sempre peraltro, e
poi in silenzio riprendono a camminare insieme a lui lungo la strada che
scende lentamente dal caseggiato e porta verso il fiumiciattolo che scorre tra
due file di alberi. Sono ormai molto anziani, hanno tutt'e tre quasi la
medesima età, ed ogni giorno, durante le ore del primo pomeriggio di ogni bella
giornata, si ritrovano in piazza per concedersi una passeggiata tranquilla un
po’ fuori dal loro paese, giusto per tenere in forma le gambe e scambiare
quattro parole. Si conoscono da sempre, un tempo si vedevano spesso anche al
circolino, ma adesso che quello è stato chiuso, purtroppo devono arrangiarsi
così. “Ho fatto un sogno”, dice per ridere Umberto, che è quello normalmente
più arzillo dei tre; “eravamo molto più giovani di adesso, e si andava tutti
sul prato oltre il fiume, insieme alle nostre donne, e là ad aspettarci c’era
già mezzo paese coi vestiti da festa, e qualcuno in mezzo a quelle persone
suonava la chitarra, e un altro anche la fisarmonica, mentre gli altri
cantavano, e allora si ballava e ci si divertiva parecchio, meno voi due che
restavi in disparte col muso lungo come vi avessero fatto un dispetto”.
Gli altri due vecchi
sorridono leggermente a queste storielle che spesso racconta Umberto soltanto
per prenderli in giro, ma il fatto è che loro non hanno mai troppa voglia di
essere allegri, e anche quando si mettono a parlare di qualcosa, scelgono
sempre degli argomenti di grande serietà, come se tutto dovesse mostrare sempre
e soltanto un aspetto buio e privo di gioia. Umberto sa benissimo che certe
volte le condizioni e gli acciacchi dati dall’età portano tutti ad essere più
tristi e scontrosi, ma secondo lui è proprio questo il male da curare ogni
giorno: scacciare dalla mente i pensieri peggiori per sostituirli con altri
decisamente più leggeri e sereni. Il loro stesso vedersi ogni giorno, secondo
il proprio modesto parere, dovrebbe essere qualcosa di spensierato, di
piacevole, privo di malinconia, ed è questo che lo incoraggia con i suoi due
amici a parlare sempre di cose frivole capaci di spingere il morale più in
alto. “Ci sarà tutto il tempo più avanti per essere tristi”, dice loro certe
volte. Poi ricomincia a raccontare qualche storiella che inventa di sana
pianta, giusto per vedere gli altri due ombrosi almeno sorridere un po’.
Hanno fatto il servizio
militare da ragazzi, tutt’e tre, ed ogni tanto si sentono presi dalla voglia di
ripensare a qualche particolare che nei loro ricordi sembra sempre successo
appena ieri. Poi arrivano al fiume, dove c’è un ponticello e un paio di
panchine dove ci si può riposare un momento. Si piazzano lì e parlano di tutto,
anche se rimangono sempre tra loro ad una certa distanza, proprio come vogliono
le regole imposte dalle autorità che guidano la nazione. Ma Umberto ad un
tratto si tocca la fronte, dice che non sta tanto bene, ed è meglio se tornano
indietro. Gli altri due non lo prendono molto sul serio agli inizi, ma dopo
poco si mostrano più preoccupati, ed anche se non si potrebbe, prendono l’amico
sottobraccio per cercare di sorreggerlo, come facevano una volta quando
qualcuno beveva un po’ troppo. Tornano indietro naturalmente, con calma e
attenzione, ed in questo breve viaggio Umberto sembra peggiorare rapidamente,
tanto che giunti alle prime case del loro paese, sembra quasi non farcela più,
fino al punto di fermarsi continuamente a prendere aria e a far riposare le
gambe. Infine giungono alla sua casa, e c’è sua figlia che subito si prodiga,
sia per farlo sdraiare sul letto, che per chiamare il dottore. Loro due restano
in attesa fuori dall’abitazione, e si grattano la testa dalla preoccupazione
che provano per il loro amico, ma dopo poco viene fuori la donna a dire che
Umberto si sente già meglio, e quel malessere di poco fa gli è quasi passato.
“Ci ha voluto fare un altro scherzo dei suoi”,
dicono allora quei due; ma mentre tornano
anch’essi alle loro abitazioni, pur tranquillizzati come si sentono adesso,
meno che mai provano la voglia di ridere, ed anzi una volta tanto forse
piacerebbe a tutt’e due persino abbracciarsi e piangere un po’, e dire ad
Umberto che hanno avuto davvero paura, e che gli vogliono bene, tanto che è
meglio divertirsi davvero, come dice lui, finché ce n’è il tempo; ma infine anche
loro si salutano con il solito cenno, restando come sempre in silenzio.
Bruno Magnolfi
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