Dicono tutti che non c'è
da fidarsi. Lei ascolta sempre la poca gente che incontra per strada, o quando
si mette in fila alle casse del piccolo
supermercato vicino casa sua. Spesso scuotono la testa, quelle persone che in
generale conosce soltanto di vista, e che in fondo
scambiano poche parole tra di loro, come se avessero ormai pochi argomenti e non
sapessero più di cosa parlare, se non fare i medesimi discorsi di sempre;
quindi annuiscono, condividono, e poi
soprattutto aspettano. Già, perché ci vuole tanta pazienza, pensa lei; perché
dovrà pur passare prima o dopo questo tempo così privo di tutto, che nessuno
credeva neppure possibile, e che invece ha mostrato con evidenza le nostre profonde
debolezze. Anche lei aspetta, proprio come gli altri, perché è certo che ne ha
di pazienza, che ne ha sempre avuta, fin da quando era piccola. Forse non è
servito a molto essere così: sempre pacata, anche timida, del tutto rispettosa
dei rapporti con i suoi familiari e con le poche persone che ha frequentato per
tutto questo tempo fino ad oggi; però questa è la sua natura, e poi ha sempre
sentito come un freno dentro di sé, qualcosa pronto a trattenere qualsiasi
diverso stato d'animo. Qualche volta le è sembrato persino di essere senza
caratteristiche, una donna qualsiasi, addirittura soltanto una sempliciotta,
però ogni cosa da fare ha sempre cercato di meditarla a lungo per non sbagliare, e quando ogni volta ha preso
una decisione, si è comunque mostrata subito pronta a cambiarla, al solo
accorgersi che non era quella giusta. Adesso raccoglie le piccole
informazioni che circolano nel suo quartiere, e intanto attende, come tutti.
La sua vicina sottovoce le dice
dalla finestra che tutto sembra incerto, si può soltanto vivere alla giornata,
perché non c'è rimasta alcuna sicurezza su cui contare, e lei annuisce:
"ha ragione, dobbiamo sopportare", le risponde per dare sostegno alle
parole dell'altra. Poi rientra nel suo appartamento per impegnarsi come sempre
nelle cose che le piacciono: riassettare le stanze, occuparsi della cucina,
mettere ordine negli armadi e sopra ai mobili, ma non sente di avere più lo
spirito giusto per far fronte a queste semplici attività, perché quel poco di
entusiasmo che ha quasi sempre avuto fino ad oggi, utile peraltro a far
scorrere bene ogni giornata, in questi ultimi tempi si è come esaurito,
dissolto, svanito. Tutto adesso sembra improvvisamente un po’ ostico, poco
lineare, come qualcosa che non si lasci più addomesticare facilmente, e che
spesso si mette di traverso, generando in chiunque un senso continuo di fatica
ed anche di oppressione, senza lasciare a chi si impegna, il piacere di fare le
cose, per semplici e persino ordinarie che possono essere. Viene voglia di non
fare più niente, pensa lei qualche volta negli ultimi giorni, riflettendoci
sempre più spesso.
In fondo la sensazione è quella di
un tempo sospeso, come se fosse possibile, alla fine di tutto, riprendere ogni
cosa precedente e d’improvviso portarla in avanti, annullando tutto un periodo,
azzerando in questo modo ogni aspetto negativo di un momento come quello finalmente
lasciato alle spalle, ed è proprio questo che sembra emergere sempre più spesso
nei sentimenti di tutti in questo preciso intervallo di tempo. "Signora
mia", le dice ancora la vicina di casa; "dobbiamo pur vivere";
come se anche questa non fosse vita, quasi che per davvero le cose si fossero fermate
sul serio. "Si aspetta", risponde lei allargando le braccia e senza
aggiungere altro, come se l'opinione imperante fosse quella descritta da tutti,
e nessuno si potesse permettere di metterla minimamente in discussione. Poi lei
riprende con le proprie faccende, dopo aver chiuso la finestra dopo tutti i
commenti che non servono a niente. L’attesa comunque fa parte della nostra
natura, pensa adesso, dopo averci pensato un momento. Però dovremmo cercare la
forza di cambiare le cose, invece di subirle.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento