Lo guardo, da dietro la
mia finestra, mentre lui sta sistemando in un piccolo vaso un'azalea prossima
alla fioritura. Non c'è niente di diverso da quello che gli ho visto fare la
settimana scorsa nel suo giardinetto, e probabilmente niente neppure di quello
che gli vedrò fare tra qualche giorno. Mi suscita addirittura un moto di pena
certe volte, e in altri momenti invece mi fa montare una rabbia estrema e quasi
irrazionale. Non vorrei neanche spiarlo come invece sto facendo in questo
momento, ma non riesco proprio a fare diversamente. Siamo persone differenti,
questo è soprattutto il dato incontestabile, e la distanza che ci divide sembra
persino incolmabile certe volte, perché lui è una persona fragile, incapace,
estremamente semplice nei ragionamenti che propone, mentre io non mi sento
così, perché sono fatto con un'altra stoffa, e mi reputo un tipo complesso e
persino forte nei suoi confronti, anche se alla fine a vincere tra noi è sempre
lui: è Corrado, questo personaggio inafferrabile di cui sembra certe volte di
poter conoscere assolutamente tutto dopo una sola occhiata, e che invece in un
attimo si rivela sempre differente da come lo avevamo giudicato. Il mio
rapporto con il mio vicino di casa spesso si svolge, naturalmente a seconda dei
casi in esame, su dei piani molto diversi tra di loro, tanto che sento come
cambiare il mio stesso atteggiamento verso Corrado nell'attimo esatto in
cui gli sono davvero davanti, nelle medesime parole e nei gesti che uso per
spiegargli qualcosa o nel domandargli di qualche faccenda usuale di ogni
giorno, lasciando che tutto si faccia improvvisamente differente rispetto a ciò
che ho immaginato di dover essere io stesso con lui ogni volta, quando,
contrariamente a quel momento, stavo ancora da
solo. <<Signor Corrado>>, gli dico poi a bassa voce osservando
ancora di sfuggita ciò che sta sistemando; <<oggi è la giornata giusta mi
pare, per il giardinaggio>>; e lui sorride, si schernisce, dice che sta
solo perdendo un po’ di tempo, e che tra poco smetterà, anche se io so già che
non è vero.
Rientro in casa mia,
quasi mi perdo cercando di occuparmi di qualche altra sciocchezza, poi mi sento
chiamare proprio da lui, da Corrado: <<Signor Domenico>>, mi dice
pacato quando infine mi affaccio, <<comunque non si preoccupi troppo per me;
va tutto bene>>. Resto per un momento a guardarlo mentre ancora se ne sta
nel giardinetto, poi gli sorrido, come a mostrargli che ho compreso
perfettamente che cosa intenda dirmi con questa frase, anche se mi
agito profondamente nel riflettere davvero sulle sue parole, nello stesso
momento in cui lui intende orientare la sua attenzione su di me. Riesce, con
quelle sue espressioni timide, con quelle frasi leggere che usa, con quelle
parole sempre ordinarie che snocciola
tranquillo, ad essere comunque pungente, indefinibile, ambiguo, facendomi
trovare spesso pressoché scoperto proprio mentre cerco solamente di dar seguito
al mio stesso sentire, quasi come un ragazzo trovato d’improvviso col vasetto della marmellata. Soltanto fino
a ieri avrei sinceramente voluto aiutarlo, ma adesso non so più neppure in
cosa, e soprattutto non capisco assolutamente per quale motivo dovrei farlo.
Penso sempre di più che
forse dovrei davvero telefonare a sua cugina Angelica, e provare a spiegarle
come mi sento in questo momento nei confronti di Corrado, cercando di capire se
per caso anche nella loro famiglia qualcuno si sia trovato mai in una
situazione simile con lui. Poi rifletto meglio che sono soltanto delle
sciocchezze quelle di cui vorrei parlarle, e quindi allontano da me anche
l’idea di dover comprendere per forza una personalità sfuggente, e per sua
natura poco chiara, come quella di Corrado. E poi magari lei non è per nulla
interessata a certe cose, né a quelle riguardanti i problemi dei suoi
familiari, e neppure alle altre che scaturiscono dai miei sciocchi malumori, e
forse è proprio per questo motivo che non si è fatta più sentire come invece
aveva promesso qualche
tempo fa. Non ha importanza, mi convinco dopo qualche
altro secondo; devo allontanarmi rapidamente da Corrado e da tutta la sua
gente. Prima lo faccio, meglio sarà per me.
Bruno Magnolfi