Lo
so perfettamente che questa ragazza non potrebbe mai apprezzare uno come me.
Anzi, probabilmente riesce a malapena a sopportare la mia presenza tutte le
volte che siamo costretti a starcene da soli in agenzia, e a mandare avanti
ognuno il proprio compito. Così quando so che avrei bisogno di chiederle un
parere, considerando che in ogni caso Elisabetta è anche la titolare di questa
piccola impresa per cui lavoro, ci penso sempre due volte, e spesso evito di
rivolgerle qualsiasi domanda diretta. Lei poi, quando sto dietro alla mia
scrivania del nostro piccolo ufficio, sembra costantemente persino ignorare la
mia presenza, salvo ogni tanto porre in maniera impersonale qualche domanda che
sembra messa su ad arte per mettermi sempre in difficoltà. Non so, non riesco a
comprendere affatto il motivo per cui le nostre personalità si presentino così
fortemente agli antipodi, però so che il nostro rapporto non potrebbe mai
essere in un’altra maniera, tanto che persino sforzandoci non riusciremmo in
nessun caso a migliorare le cose. Certe volte, tra una telefonata e l’altra, mi
trovo addirittura a commentare qualcosa tra me a bassa voce, piuttosto che
parlare con lei, tanto che Elisabetta in qualche caso mi getta un’occhiata di
spregio, come stessi facendo qualcosa che dovrei assolutamente evitare. Non so,
mantengo una certa distanza anche professionale da lei, però rimane ai miei
occhi il tipo di persona che non frequenterei in nessun caso, neppure fosse una
vicina di casa, oppure un’amica di mia sorella, casomai durante la vita ne
avessi avuta una.
Quando esco
dall'agenzia immobiliare per andare a fare visionare qualche appartamento che
abbiamo in conto vendita, mi sento immediatamente più sereno, come se la
pesantezza dell'ufficio fosse per me una condizione quasi insopportabile. Premesso
tutto ciò, in qualche raro caso Elisabetta è stata capace persino di
meravigliarmi, specialmente negli ultimi tempi, tirando fuori d'improvviso
delle espressioni quasi carine verso di me, o riferendosi alla mia persona
senza usare quei suoi soliti modi scostanti. E nell'occasione del giorno del
mio compleanno, un paio di mesi fa, mi ha addirittura sorpreso, facendomi
trovare sul piano della scrivania un pacchetto regalo con dentro una deliziosa penna
stilografica. Non lo comprendo il suo comportamento, e in ogni caso forse
preferirei quasi non subisse delle vere e proprie variazioni. Mi trovo quasi a
disagio quando lei mi pone qualche domanda corretta, usando un modo semplice, normale,
intorno ad argomenti assolutamente plausibili. Preferisco l’Elisabetta rude,
nevrotica, persa sempre e soltanto tra le sue cose, mentre conserva sulla
faccia la solita espressione burbera che conosco ormai da molti anni.
Per ringraziarla,
il giorno in cui avevo ricevuto in regalo la penna stilografica, sono uscito
dall’agenzia per raggiungere in fretta il caffè più vicino, tornando poco dopo
con un vassoio di tramezzini e dei normali succhi di frutta. Lei però aveva già
assunto di nuovo il suo comportamento distaccato, e tutto si è risolto in quel
caso con un suo piccolo cenno di ringraziamento con la testa, mentre ormai stava
dando corso ad una delle sue telefonate. Un paio di volte, precedentemente,
avevamo anche provato ad andare insieme ad una tavola calda all’ora di pranzo,
ma il risultato si era mostrato pressoché disastroso: non avevamo argomenti, ci
guardavamo attorno alla ricerca di un salvataggio, e alla fine ripiegavamo semplicemente
su degli accenni attorno a qualcosa del nostro lavoro. Così non abbiamo più
insistito, cercando di non far coincidere quasi mai i nostri orari, occupandosi
ognuno dei propri clienti, e senza mescolare le proprie rispettive
inquietudini. A me dispiace che accada tutto questo, ma forse è anche un bene:
tenersi a distanza quando si è costretti a condividere il medesimo ufficio,
comporta un impegno maggiore in ciò di cui ci stiamo occupando, senz’altro
privandoci quasi del tutto da qualche distrazione.
Lei trascorre
comunque nell’agenzia immobiliare molte più ore di me, praticamente quasi tutta
la giornata intera, mentre il mio compito principale resta quello di visionare
e far visionare gli appartamenti e i magazzini, trascorrendo molte ore a giro
per la città. Non mi passa mai per la mente di telefonarle mentre sto fuori, ed
Elisabetta non mi chiama quasi mai per sapere se sto rientrando o cose del
genere, anche se resta da sola per molto tempo davanti alla sua scrivania. È
stato suo padre a cederle l’attività, e lei anche per un moto di orgoglio cerca
sempre di dare il massimo in ciò che fa: forse vorrebbe da me che a mia volta mi
impegnassi di più, però non si è mai azzardata a chiedermi qualcosa del genere,
ed io non le ho mai fatto credere che avrei potuto davvero cambiare.
Bruno Magnolfi
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