Osservando
le strade poco per volta, percorrendole a piedi scegliendo i muri e i
marciapiedi dalle forme porose, a volte con larghe crepe a vista, a volte
sconnessi e scalcinati, a volte nuovi e ben intonacati di fresco, mi sono reso
conto di quanto i vari tratti delle vie cittadine siano differenti tra loro e
spesso caratterizzati da piccoli elementi presi poco in considerazione. Ci sono
certe volte dei marciapiedi larghi costruiti intorno a delle strade strette,
come a dare maggiore importanza all’uomo piuttosto che al veicolo, anche se
nella maggior parte dei casi è vero il contrario. Ci sono degli alberi a
margine di qualche viale che insistono sopra a qualche muro, sovrastandolo,
incrinandone la struttura con la loro spropositata vegetazione. C’è un glicine
lungo una strada che conosco, che ha attorniato i ferri robusti di una
recinzione, li ha avvinghiati nelle sue spire, lignificando negli anni, e poco
per volta, con il suo tiro di cellule umide, con il suo lento meccanismo di
fioritura e di assetto per l’inverno, con la sua naturale ricerca del meglio
per sé, indipendentemente da tutto, ne ha scardinato lentamente i punti fermi,
le infissioni stesse nel muro sottostante, ne ha devastato la struttura,
sopraffacendola, e rifiorendo ogni anno a riprova della sua cruenta
superiorità. Ci sono delle vecchie pietre che ospitano all’interno delle
proprie fessure piccoli cespugli di piante forti e vitali, che assieme a loro
sembrano quasi irridere alle difficoltà della vita. Poi ci sono i muschi e i
licheni, meravigliosi, che creano nuova pelle ai materiali duri e ostici che
avvolgono.
Bruno Magnolfi