Forse non è possibile arrogarsi la
responsabilità individuale di scrivere sui muri, sui marciapiedi, sui manufatti
cittadini: vergare là sopra dei pensieri, delle cose, delle affermazioni che
possono essere anche di estremo valore intellettivo, ma che infine esprimono
solo l’espressione di una sola persona, di un solo individuo pensante. Non è possibile, o almeno il limite di questa
arroganza è la mancata condivisione da parte di altri dei pensieri espressi,
delle affermazioni fatte. Però così si neutralizza qualsiasi espressione. Ci
impastiamo dentro a velleità populiste che non funzionano. Invece dobbiamo
agire, svegliare le coscienze, urlare agli altri il credo che conserviamo
dentro. Così va bene ancora scrivere, pensare, urlare ciò che custodiamo
dentro, aprirsi, definire con gli altri i propri punti di arrivo e di partenza,
e poi discuterne, confrontarne i termini, perché è solo così che potremo
sentirci ancora vivi, degni della vita, pronti ancora a vivere.
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