Resto
seduto, in questa piccola stanza quasi vuota, ammobiliata solo con un tavolo di
legno ed una libreria, e mi sento bene a leggere qualcosa, sfogliare vecchi volumi
che in molti casi ho letto già, ma in cui riesco a ritrovare sempre cose nuove,
frasi e parole su cui la volta precedente non mi ero sufficientemente soffermato,
e mentre svolgo questa attività mi sembra spesso di non aver bisogno di
nient’altro.
Poi
però penso a quante cose ci possono essere fuori, fuori da qui, dai miei
pensieri, da queste pagine consunte, e allora torno ad osservare quello
spicchio di strada che si vede dalla mia finestra, e mi sembra che tutto sia
ordinario, monotono, consolidato, come se, qualsiasi cosa potessi mai trovare
dentro alla mia testa o in queste pagine, sarebbe comunque qualcosa che non
vale, che non porta alcuna novità.
Mi
sollevo dalla sedia, cammino dentro alla mia piccola stanza, e mi sento
nervoso, preda di un tormento che giunge dal di fuori, ed è come se tutti i miei
pensieri subissero un attacco alla loro legittimità, o come se non fosse
giustificato neppure ciò che penso, o tutto quello che riesco a riflettere
sopra a questi libri, proprio come se le pagine che sfoglio fossero rimaste preda
della loro bella età, risultando vecchie, una volta per tutte, fuori scala, senza
possibilità di dire altro.
Apro
la porta, esco in corridoio, indosso velocemente la mia giacca e scendo senza
tentennamenti le scale di questo condominio: fuori non c’è niente, niente che
io abbia altre volte visto e riflettuto, eppure oggi c’è il sole, forse è
primavera, la giornata è calda, l’aria piacevole, come qualsiasi altra
primavera.
Bruno
Magnolfi
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