Il vecchio appariva concentrato su
qualche pensiero, lo si poteva capire dall’espressione assorta del viso mentre con
calma spingeva la porta vetrata per entrare dentro al piccolo negozio, ma
contemporaneamente aveva subito dato come l’impressione di essere lì quasi per
puro caso, forse addirittura per sbaglio. Aveva lasciato che la porta meccanica
si chiudesse alle sue spalle, si era avvicinato al bancone dove Alfio Neri
stava controllando qualcosa dietro al suo registratore di cassa, ed era rimasto
lì, probabilmente nell’attesa che l’altro alzasse lo sguardo. Era restato nell’aria
un attimo di silenzio, sospeso dentro al negozio deserto, quasi come una pausa
all’interno della quale risultava praticamente impossibile dire veramente
quello che si vorrebbe; poi, alla fine, il vecchio aveva mosso le labbra, forse
bisbigliando un timido buongiorno, e subito, come correggendosi, aveva affermato,
nella medesima aria, ma con voce leggermente più decisa: ho bisogno di una
saponetta.
La luce al neon azzurrina su in alto
dava nell’ambiente un senso sgraziato a tutte le cose; al contrario, attraverso
i vetri dell’entrata si vedeva all’esterno il sole chiaro della mattina illuminare
la strada e le poche persone che giravano sui marciapiedi. Il vecchio non aveva
detto di voler acquistare una saponetta, ma solo di averne bisogno. Alfio Neri invece
non aveva detto niente, si era limitato a guardare il cliente per un momento,
forse senza neppure vederlo, poi aveva abbassato di nuovo lo sguardo, come
attratto irresistibilmente da quei suoi conti che andava controllando,
limitandosi, con una mano appena distesa, ad indicare una posizione sopra ad
uno scaffale, fra quei tre o quattro che componevano il suo punto vendita.
Il vecchio si era voltato come
rispondendo ad un meccanismo automatico, si era accostato con poca convinzione
allo scaffale indicato, e aveva osservato le confezioni che vi erano esposte.
Di fatto non aveva toccato niente, limitandosi ad osservare i colori sgargianti
dei pacchetti, le etichette dai nomi più fantasiosi, le quantità di scorta di
ogni prodotto. Infine si era voltato, tornando di nuovo a scrutare la sagoma di
Alfio Neri, e come per ridere, ma senza alcuna inflessione, gli aveva spiegato:
forse avrei preferito ne avesse avuta una sola di saponette dentro al negozio;
o magari di un solo tipo: adesso non riesco a capire se devo lasciarmi guidare
dalle marche oppure dai colori, ma infine, a pensarci per bene, non credo
neppure di averne tutto il bisogno che mi immaginavo.
Il negoziante era tornato ad
osservare il cliente, ma adesso con maggiore attenzione, aveva seguito le
ultime parole che il vecchio aveva riferito restando praticamente immobile,
senza sapere neppure cosa obiettare, sempre che un’obiezione potesse esser stata
utile al caso: in fondo avrebbe potuto dare qualche indicazione aggiuntiva
sulle sue saponette, pensava, oppure incoraggiarne l’acquisto di una piuttosto
che un’altra spiegandone il prezzo, o la qualità, o chissà cosa d’altro, ma
quel cliente che aveva di fronte era disarmante nelle sue riflessioni, così si
era limitato a guardarlo da sopra le lenti dei suoi occhiali, come se tutto ciò
che era utile fosse stato lì, su quello scaffale.
Il vecchio con calma era tornato
verso il bancone, aveva appoggiato leggermente le sue mani grinzose sul bordo
del piano e aveva chiesto con convinzione a Alfio Neri a quale ora chiudesse
quel suo esercizio: alle tredici, gli era stato risposto, e questa era parsa la
spiegazione più necessaria di tutte, tanto che anche il negoziante si era sentito
più sollevato. Poi il vecchio era rimasto un altro attimo solo in silenzio davanti
al commerciante, e lo aveva guardato dritto negli occhi come mostrando una specie
di smorfia nel suo viso solcato dagli anni. Infine aveva solo detto: grazie; e
così era uscito.
Bruno Magnolfi
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