Quei pochi alberi svettanti sotto al vento, laggiù, in fondo
alla strada. Un'ironia, nient'altro che una stupida ironia. Il resto è fermo,
un panorama di oggetti che è come un quadro pesantemente inchiodato a una parete
spessa, fermissimo, come costituito di sali già decantati e ben solidi e
asciutti sopra la tela, come se questa fosse un rigido insieme, un corpo ormai
unico con il muro al di sotto.
Questa strada è ancora deserta, i miei vetri sono opachi,
offuscati dal mio alito. Tutto quanto è fermo, anche il tempo. E la casa di
fronte appare leggera, friabile, con pareti lisce al cui interno si annidano
porosità senza fine, bolle d'aria minute disperse all'interno dei muri, da
tutte le parti. Un biscotto, da prendere con la mano e spezzare; qualcosa di
leggero che cede facilmente sotto a una forza pur minima, che si può frantumare,
che si sbriciola.
Difficile scrivere un messaggio. Articolare alcune parole
dotandole di un senso compiuto; girare attorno a qualcosa che assuma via
discorrendo più importanza, giocare magari su un senso o su un altro di una
parola un po' ambigua, e arrivare diretti a spiegare ciò che si ha in mente, o
almeno lasciarlo capire. Scivolare leggeri sulla propria speranza annidata tra
i puri pensieri e concludere con un qualsiasi gesto eloquente di chiara
generosità. Innestare il contatto, o
almeno provarci, senza rudezze, senza cercare forzature; lasciare che scorra
qualcosa di leggero, come una piccola vena subito sotto la pelle, azzurrina e
contorta, che abbia in sé qualcosa di fresco, un senso di vita, una voglia di
nuovo. Un piccolo ruscello di acqua leggera, ecco, che scenda saltellando da un
picco, da una roccia riarsa, ingiallita, e annaffi più a valle le radici di un
bosco assetato.
Ecco, questo è ciò che avrebbe importanza; trovare un
sistema qualsiasi, una formula di natura casuale che allacci un insieme che
prima non c'era, che produca un collegamento diretto su una base completamente
inventata, che assuma un valore decisamente non ignorabile, e in ogni caso
abbia il senso di qualcosa che rimane in sospeso, con degli sviluppi del tutto
imprevedibili.
Parlare di cose del tutto inventate, il più possibile
eteree, senza fornire un fattore preciso che costituisca possibilità di
raffronti; sorvolare su tutto, quasi come si parlasse di niente, ma tenere ben
fermo il filo sottile, insinuante, dell'enorme passione che giustifica il
tutto, che sostiene ogni passo, qualsiasi follia. Dimostrare un poco di estro,
la capacità di essere aperti, di essere capaci di andare anche più in là.
Mostrare il proprio coraggio, senza vantarsi, solo come sortisse dalla propria
natura, dalla propria porzione di noi non controllabile.
E lasciare intuire, non segnalandole, meditazioni su tutto,
sui fatti importanti da cui siamo dominati, sui grandi valori rimasti
invariati dall'alba dei tempi; ed essere chiari sul saper cogliere l'attimo
giusto di ogni cosa, come un dono di natura che permetta ogni volta di
conoscere il momento adatto per compiere un gesto, per dire una cosa, per farsi
sentire. Dietro si muovono esperienze inaudite, forse grandi viaggi, un filo
di fascino per qualcosa che non è chiaro, come una fuga non ancora realizzata,
apparsa in un sogno, in una visione improvvisa. Introspezioni decisamente
particolari, personalissime, come una metà di se stessi che lotti con l'altra
metà, e dimostri coscienza, grandi intuizioni, e forse anche una certa
stravaganza, ma dia anche il senso, indubbiamente, di una grande sensibilità.
Traumi infantili assorbiti nel tempo con coraggio deciso, una volontà sicura; e
forse grandi avventure, o voli pindarici vissuti ad occhi aperti, ad assorbirne
quasi il succo, la linfa vitale.
Personaggi incredibili che sorgono certe volte dall'ombra,
sfumate conoscenze che rimangono in sfere sospese per anni lunghissimi,
finché escono fuori improvvise, e gettano una lingua di luce, un nuovo colore,
una diversa maniera per guardare le cose. E poi grandi scelte, sembianze magari
bizzarre che nascondono in fondo delle idee maturate nel corso di anni, come
uno stesso pensiero affrontato e risolto ogni giorno, fintanto che il suo
risultato non diventi un bisogno, un'enorme esigenza: una voglia di nuovo, di
vita diversa. Qualcosa a cui appassionarsi, applicarsi in maniera totale,
anche senza sembianze da grande motivo, da fede abbracciata. Un interesse
piccolo e stupido ma che interiormente sia un fiume, una forza, un evento, una
grande invenzione che dia più impulso alla vita, che scavando ne scopra
significati diversi, e lasci accettare anche il resto, anche i fatti più
tristi, le cose più grigie, le giornate più vuote.
Nuovi tempi, da scoprire all'interno del già collaudato,
nei monotoni giorni che scorrono, nei soliti gesti, nei medesimi oggetti di
sempre; e una fiamma all'interno che ne bruci la patina, che ne tolga quel velo
impossibile, quella polvere fine e antipatica depositata negli anni. Fantasmi di sensi, di idee, di impossibili
elogi neppure considerati al momento, o scartati per forza, sepolti da solenni
risate; ed ora risorti da una memoria incoerente, da un gusto di antico, o
usciti da dentro in un urto di vomito, impastati framezzo alle solite cose,
alla noia, al disprezzo, ai succhi linfatici di un corpo non sano.
E poi quel "perduto" che sempre ritorna, tra il
senso di imbroglio che genera il proprio cervello, tra le cose fissate, inutili,
assurde, e i pensieri smarriti, le riflessioni importanti che una volta erano
là, ne siamo sicuri, ed adesso si staccano e scemano, sfuggono, si riducono ad
appunti infantili, organismi imprecisi, sacche già usate che trattengono poco,
e in più perdono proprio quel senso importante di uso che le ha ridotte così.
Difficile scrivere un messaggio; parlare di tutto a una persona
che sfugge, che io non conosco, che ogni parola può interpretare in maniera
diversa, dandole un altro valore, un diverso significato, che magari risulta
protesa verso qualcosa che per me è incomprensibile, o si perde dietro a luoghi
comuni, a quotidiane tristezze. Forse i suoi sensi percepiscono cose che a me
sono sfuggite; forse i suoi occhi vedono fatti che mai, in ogni caso,
riuscirei ad osservare. Tra me e lei sicuramente c'è un baratro, differenze
incredibili, e solo con sforzi pazzeschi posso tentare un collegamento di
qualsivoglia natura.
Forse è solo un'idea, una ricerca utopista, un tendersi estremo
in un gioco perduto in partenza; è il credere profondamente in qualcosa che si
sa già impossibile, ed è forse per questo che diviene più serio, ancor più
impegnativo. Una battaglia senza nemico, nella quale annullare se stessi, il
realizzarsi di un sogno a cui concedere tutto, indifferenti a qualsiasi
risultato.
Quegli alberi dritti, infilzati per terra, che non chiedono nulla ed
offrono ancora di meno; e inchiodano il quadro, lo tengono immobile, come
tutto qua attorno, come la gente che passa.
Bruno Magnolfi
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