Ho
visto qualcosa muoversi in fondo a uno specchio, in camera mia: una macchia di
colore, ho pensato, un elemento qualsiasi, senza alcuna importanza. Mi sono
spostato, nella scarsa luce che penetrava dalle finestre a quell’ora del tardo
pomeriggio, per cercare una sciocchezza che ero sicuro aver dimenticato dentro
ad un cassetto della mia scrivania; però non c’era, e in quel frugare mi sono
sentito ancora osservato da quello specchio, come mi stesse spiando nel
muovermi dentro la stanza.
Sono
uscito da lì con una certa circospezione, e lungo il corridoio mi sono
interessato di qualcosa di cui sentivo improvvisamente la necessità; poi sono
rientrato nella mia camera. Ho pensato che il mio carattere mansueto male si
attaglia col resto, al giorno d’oggi, in un periodo in cui tutto sembra aggressivo,
e persino le idee della gente sembrano costituite di ostilità, di lontananza
rancorosa da ciò che non fa parte del loro mondo. Gli sguardi sono distratti,
certe volte mi trovo a scambiare un’occhiata con qualche estraneo lungo i
corridoi degli uffici pubblici, o in altri luoghi dove mi reco per sbrigare le
pratiche che mi fanno sentire un cittadino solerte: tutti hanno sempre qualcosa
di cui lamentarsi, e forse sono io, in certi casi, quando mi ritrovo davanti ad
uno di loro, ad essere l’oggetto diretto dell’odio che trattengono dentro.
Ho
acceso la lampada sullo scrittoio ed ho evitato di voltarmi verso lo specchio. Che
cosa mi importa di tutto, ho pensato; in fondo potrei essere io la persona di
turno a lamentarsi per qualcosa che non riesco neppure a mettere a fuoco. Mi
sono seduto, ma qualcosa è tornato a muoversi dentro alla cornice di legno dove
si riflette una parte della mia stanza. Ho guardato meglio ed ho visto che
tutta l’immagine non rappresentava niente di ciò a cui sono ormai abituato.
Nemmeno la mia faccia riusciva ad entrare là dentro, come se quello specchio
riflettesse all’improvviso ciò che voleva. Sono tornato a preoccuparmi di
altro, ed ho pensato che a nessuna delle persone che incrociavo normalmente per
strada poteva succedere una cosa del genere. Per un attimo li ho anche invidiati, poi sono
tornato a cercare qualcosa dentro al cassetto.
Che
cosa importa, ho pensato, cercare di essere in una maniera oppure in un altra:
tutto ci omologa, i fatti ci stringono intorno ad un modo di vivere che appare
spesso identico, come se fossimo tanti burattini nati da un medesimo stampo. Ho
sorriso: che cose sciocche a volte ripeto tra me; sanno di vecchio, di una
logica talmente ordinaria che non ha quasi senso. Sono tornato a guardare lo
specchio: adesso era vuoto, come se fosse stato composto dal niente. Così ho
preso finalmente il posacenere di vetro che tenevo da tempo riposto dentro al
cassetto della mia scrivania, visto che ormai sono anni che ho perso il vizio
del fumo, e l’ho scagliato con forza verso la cornice di legno. Qualcosa si è
rotto, il rumore è apparso subito inequivocabile, ma non sono riuscito a capire
con precisione che cosa, visto che a terra non si sono formati frammenti. Così
ho spento la lampada, il buio adesso era forte, e sono rimasto a lungo seduto
alla mia scrivania. Cambieranno le cose, ho pensato, ne sono sicuro.
Bruno
Magnolfi
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