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Non
credo sia molto importante tutto questo, aveva detto il personaggio principale del
dramma teatrale, restando fermo sulle assi del palco e riferendosi in maniera
pacata ma decisa all’attor giovane che continuava a cercare di mettersi in
mostra, a farsi riconoscere per apparenza, e non per i significati delle parole
e del suo recitare. La donna aveva osservato tutti i protagonisti di quella scena,
e le era parso a tratti di essere quasi fuori luogo in quella commedia, continuando
a consultare sul suo brogliaccio le parole e gli accenti che costituivano la
sua parte e le sue battute, senza però trovare quasi più niente che collimasse
davvero col resto. Le sembrava come di sortire, lei in misura persino maggiore degli
altri, da un buio perenne di mancanza di senso in quel nuovo testo, e pur
recitando con determinazione, le sue battute le parevano a tratti persino fuori
dal tema principale. Il regista dava l’impressione di disinteressarsi di tutto,
anzi, si sarebbe potuto dire di lui che stava riponendo piena e cieca fiducia
in ciò che sarebbe riuscito ad elaborare per proprio conto il primo attore
della commedia, come se questo bastasse a mettere in piedi un lavoro del genere.
Poi
si era formato un pesante silenzio che doveva essere rotto da una delle battute
principali a cui girava attorno tutto quel testo teatrale, ma la donna, che
doveva recitarla con forza, con determinazione, quasi con slancio, pareva
prendere tempo, allungare persino troppo la pausa, tanto che tutti si erano
girati verso di lei, in attesa di quelle benedette parole. Infine, usando un
tono quasi monocorde, lei aveva pronunciato, semplicemente: saremo qui ancora
domani, usando appena un filo di voce, incredula persino lei di ciò che andava
affermando, e l’attor giovane, quasi per una reazione istintiva, si era
lasciato sfuggire una breve e leggera risata, quasi che la sua incompetenza del
mondo lo portasse a sbeffeggiare addirittura ciò che non comprendeva. Il
personaggio principale, al contrario, aveva guardato con una certa gravità il
regista seduto nella prima fila dentro al teatro, ma aveva accettato da lui quel
chiaro invito, espresso con un semplice gesto della sua mano sapiente, a
proseguire con le parole che erano scritte sopra al copione, e infine aveva
detto, ma forse anche lui senza una gran convinzione: tutto accade stasera; non
c’è da pensare al futuro.
Era
questa la parola fino ad allora mancante dal testo, quella a cui si era girato
attorno in vari momenti senza mai arrivare a citarla, tanto da sottintenderla e
basta, a sublimarla, così, in un significato soffuso e impreciso. Un brivido
aveva percorso gli attori, che improvvisamente si trovavano sopra quel palco che
pareva loro sempre più instabile, come se continuassero a cercare di ballare
mentre la nave stava quasi affondando, forse senza la coscienza esatta di ciò
che stava davvero per accadere. Il regista allora aveva deciso di sospendere la
prova, alzandosi in piedi come per andarsene e senza preoccuparsi di altro. Lo
scenografo invece era rimasto seduto, senza però decidersi a niente: nessuno
aveva voglia di dire qualcosa, la parola futuro rimbombava ancora tra i
palchetti vuoti e la platea deserta di tutto il teatro, e pareva quasi che il
pubblico, assente al momento di quella prova, avesse già un’idea precisa per la
conclusione di quella commedia; qualcuno tra gli addetti ai lavori pareva
provarne quasi paura; ma poi ognuno si era velocemente calato di nuovo nel
proprio compito, conservando la personalità di appartenenza, rifugiandosi
all’interno del proprio ruolo, e infine, con un certo sussiego, abbandonando lentamente
e senza farsi notare il palco e la sala.
Bruno
Magnolfi
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