Adesso
lui è solo, mentre sale i tre gradini che immettono al portoncino della sua
abitazione, un modesto appartamento in una strada marginale della città di
Elva. Ha la testa piena di pensieri e ripercorre frettolosamente ciò che ha
cercato di spiegare quel pomeriggio a Renato, il suo più caro amico, davanti ad
un paio di birre, seduti ad un tavolo del locale di Piero.
Non
è molto convinto, effettivamente, di ciò che ha cercato di spiegargli, ma
l’altro ha lasciato che lui dicesse tutto ciò che aveva in testa, ed è come se
lui avesse cercato, nei suoi gesti, negli accenni, dalle occhiate, se non
proprio dalle parole che si sono scambiati, una conferma a tutti quei propositi
che gli ha fatto presente. Voglio andarmene da qui, gli ha detto senza mezzi
termini, in fondo ognuno di noi ha il diritto di sentirsi sconfitto alla fine
di un percorso della propria vita, e ciò che gli resta più di tutto quanto,
forse è soltanto la voglia di impegnarsi per ricominciare tutto dall’inizio, magari
proprio in un altro posto, dove nessuno ti conosce. Renato ha sorseggiato la
sua birra, in silenzio, mentre lui continuava a parlare.
Ma
adesso lui sale le scale, è sicuro di avere riferito tutto quanto al suo amico
Renato, e questo lo fa sentire meglio, senza ombra di dubbio; ma non aver
notato in lui neppure l’ombra della condivisione dei suoi propositi, ma aver
ricevuto soltanto parole di conforto e di conferma per la sua situazione, gli
ha fatto nascere in testa dei punti interrogativi che forse neppure aveva in
precedenza. Forse è così, pensa; forse le proprie convinzioni e l’entusiasmo
che spesso le sostiene, devono essere più forti di tutto, persino dei pensieri
di chi ti conosce bene, di chi non ti direbbe mai qualcosa solo per il gusto di
farti sentire strano, diverso, ancora più solo nelle tue scelte personali.
Poi
si ferma un attimo: quella scale e il portoncino della casa in affitto che
potrebbe già lasciare libera da lì a pochi giorni, gli paiono improvvisamente
il simbolo di qualcosa che adesso non si risolve a varcare, e allora aspetta,
attende come un segnale, o qualcosa dentro di sé che gli conceda la forza di
cui ha bisogno. Riflette, non trova un vero sostegno a cui attaccarsi, ma forse
è sempre stato così per chiunque si sia trovato in una situazione analoga.
Adesso
lui è immobile, come impegnato a cercare qualcosa che non trova dentro alle sue
tasche, così ripensa di nuovo al suo amico Renato, alle parole che si sono
scambiati, e le sue idee appaiono ancora più torbide, prive completamente di
quella chiarezza di cui avrebbe in questo momento la necessità. Infine il
pensiero gli cade sulle due birre medie che si sono scolati al tavolino del
locale di Piero: ha pagato lui la consumazione, perciò non sente alcun debito
nei confronti di nessuno. Non è molto, pensa, ma forse è già qualcosa, e adesso
gli basta almeno questo, sentirsi in qualche modo maggiormente a posto, e se
non altro più libero di fare le sue scelte, persino già lontano dal sottile
disaccordo del suo amico Renato.
Bruno
Magnolfi
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