domenica 22 luglio 2012

Al varco della soglia.


          
            Adesso lui è solo, mentre sale i tre gradini che immettono al portoncino della sua abitazione, un modesto appartamento in una strada marginale della città di Elva. Ha la testa piena di pensieri e ripercorre frettolosamente ciò che ha cercato di spiegare quel pomeriggio a Renato, il suo più caro amico, davanti ad un paio di birre, seduti ad un tavolo del locale di Piero.
            Non è molto convinto, effettivamente, di ciò che ha cercato di spiegargli, ma l’altro ha lasciato che lui dicesse tutto ciò che aveva in testa, ed è come se lui avesse cercato, nei suoi gesti, negli accenni, dalle occhiate, se non proprio dalle parole che si sono scambiati, una conferma a tutti quei propositi che gli ha fatto presente. Voglio andarmene da qui, gli ha detto senza mezzi termini, in fondo ognuno di noi ha il diritto di sentirsi sconfitto alla fine di un percorso della propria vita, e ciò che gli resta più di tutto quanto, forse è soltanto la voglia di impegnarsi per ricominciare tutto dall’inizio, magari proprio in un altro posto, dove nessuno ti conosce. Renato ha sorseggiato la sua birra, in silenzio, mentre lui continuava a parlare.
            Ma adesso lui sale le scale, è sicuro di avere riferito tutto quanto al suo amico Renato, e questo lo fa sentire meglio, senza ombra di dubbio; ma non aver notato in lui neppure l’ombra della condivisione dei suoi propositi, ma aver ricevuto soltanto parole di conforto e di conferma per la sua situazione, gli ha fatto nascere in testa dei punti interrogativi che forse neppure aveva in precedenza. Forse è così, pensa; forse le proprie convinzioni e l’entusiasmo che spesso le sostiene, devono essere più forti di tutto, persino dei pensieri di chi ti conosce bene, di chi non ti direbbe mai qualcosa solo per il gusto di farti sentire strano, diverso, ancora più solo nelle tue scelte personali.
            Poi si ferma un attimo: quella scale e il portoncino della casa in affitto che potrebbe già lasciare libera da lì a pochi giorni, gli paiono improvvisamente il simbolo di qualcosa che adesso non si risolve a varcare, e allora aspetta, attende come un segnale, o qualcosa dentro di sé che gli conceda la forza di cui ha bisogno. Riflette, non trova un vero sostegno a cui attaccarsi, ma forse è sempre stato così per chiunque si sia trovato in una situazione analoga.
            Adesso lui è immobile, come impegnato a cercare qualcosa che non trova dentro alle sue tasche, così ripensa di nuovo al suo amico Renato, alle parole che si sono scambiati, e le sue idee appaiono ancora più torbide, prive completamente di quella chiarezza di cui avrebbe in questo momento la necessità. Infine il pensiero gli cade sulle due birre medie che si sono scolati al tavolino del locale di Piero: ha pagato lui la consumazione, perciò non sente alcun debito nei confronti di nessuno. Non è molto, pensa, ma forse è già qualcosa, e adesso gli basta almeno questo, sentirsi in qualche modo maggiormente a posto, e se non altro più libero di fare le sue scelte, persino già lontano dal sottile disaccordo del suo amico Renato.

            Bruno Magnolfi
        

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