mercoledì 4 luglio 2012

Verso il vuoto (ripresa cinematografica n. 14).


           
            Ho percorso a piedi un breve tratto di strada lungo il marciapiede deserto, poi mi sono fermato. Le case e le basse palazzine intorno sembrano osservarmi mediante le loro finestre, ma a me non interessa, conosco il mio percorso, non sono certo questi i motivi per desistere e lasciare che la paura si mostri come un ostacolo insormontabile ai miei passi. Vado avanti, lentamente, pensando con fermezza alla direzione che sto tenendo.
            Infine incontro un uomo, mi ferma e mi chiede qualcosa in una lingua che non conosco, ed io gli rispondo come posso, gesticolando, mostrando delle espressioni perplesse sul viso: non so, dico, non capisco, ma l’altro insiste. Ne nasce della confusione, quasi un piccolo alterco, poi immagino, con un guizzo di fantasia, che quell’uomo voglia soltanto sapere che ore siano, o qualcosa del genere, così guardo l’orologio, piego il braccio verso di lui, in modo da fargli vedere il quadrante, e che veda bene in quale posizione sono posizionate le lancette.
            Quello, con serietà, mi prende il braccio con la sua mano forte stringendo sopra al mio polso, guardandomi direttamente negli occhi: senor, dice in spagnolo, no esta bien, no esta bien. Che cosa, chiedo, che cosa vuol dire, non so altro, non so niente di ciò che lei vuol sapere.
            L’altro mi lascia, si tocca leggermente il viso con una mano, allunga un passo lontano da me, poi, senza più neanche guardarmi, si allontana, perplesso, se ne va. Rimango immobile, continuo per un attimo ad osservarlo mentre si allontana, infine mi volto verso la direzione che avevo preso, ma mi accorgo soltanto dopo pochi passi, che non c’è niente davanti a me, soltanto il vuoto, un terribile, pauroso vuoto di cui non mi ero accorto per niente.

            Bruno Magnolfi 

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