Il
sogno fatto mostrava con evidenza qualcosa già supposto e studiato varie volte
in precedenza. Si trattava semplicemente di uno strano viaggio in una terra
sconosciuta, dove molti individui del luogo sembravano non aver mai visto
nessun’altra persona che non fosse una di loro. Il Signor Landini si sentiva assolutamente
felice nel trovarsi in quella condizione, e nel proseguo del sogno, con altrettanta
grande gioia, insisteva nel dar seguito alla curiosità di quella gente, mostrando
loro grandi gesti amichevoli, sorrisi ed espressioni distese e di pieno
apprezzamento della situazione, non tanto volte ad ingraziarsi quelle persone
tra le quali comunque si sentiva assolutamente in solitudine, quanto per
rispondere adeguatamente ai messaggi di piacere che riceveva continuamente da
tutti loro per la sua presenza.
Da
studioso di antropologia e docente di questa materia all’università, il Signor
Landini varie volte aveva fantasticato di ritrovarsi in una situazione analoga,
ma quel sogno superava qualsiasi fantasia, mostrandosi talmente ben concepito nella
sua mente da dargli l’impressione che prima o dopo si sarebbe persino avverato
qualcosa di simile, come se quella fosse una premonizione, un presentimento, un
segno, una vera istigazione comunque alla ricerca e al duro lavoro sulle
ipotesi che lui svolgeva all’università.
In
fondo era l’uomo che a lui interessava, cioè i fondamenti principali
dell’essere umano, e tutti quegli studi che aveva affrontato e che ancora
prendevano gran parte della sua esistenza, non erano mai del tutto riusciti a
togliergli la curiosità principale da cui era partito. Quelle persone che aveva
attorno nel suo sogno sembravano rispondere pienamente ai suoi desideri:
apparivano socievoli, curiosi, ben disposti verso qualsiasi novità; forse era
davvero questa la base fondamentale dell’essere umano, pensava osservandoli, la
sua natura recondita, la sua essenza, se non storpiata da esperienze negative,
da elementi estranei che ne potevano falsare la natura; questo era adesso il risultato
della sua esperienza, questo era quanto continuava a riflettere nel sogno.
Nel
seguito, però, era avvenuto qualcosa, forse un improvviso scatto in avanti nel
percorso di tutta quella fantasticheria. Il Signor Landini ad un tratto aveva
come cercato ulteriormente di sorridere, senza peraltro riuscirci, non sapendo
più di che cosa ancora rallegrarsi, e gli individui che aveva attorno lo
avevano osservato con maggiore attenzione, scrutandone ogni dettaglio, osservandolo
anche in fondo agli occhi, fino a cercare di spiegargli, anzi, a fargli proprio
capire, in un idioma stranamente a lui comprensibile, che probabilmente non
erano loro ciò che lui stava cercando. Non escludevano naturalmente che
esistesse da qualche parte il fulcro di tutti quei suoi studi, l’epicentro di
ciò a cui lui si era sempre interessato, questo no, ma loro al momento si
sentivano assolutamente bene e a proprio agio senza alcun bisogno di divenire improvvisamente
quella materia a cui quello strano esploratore che lui pareva incarnare così
bene, piovuto lì chissà da dove, si era applicato per tutta la sua vita.
Chissà
in quale luogo della terra si potevano mai trovare delle persone di quel
genere, aveva pensato una volta completamente sveglio e a casa sua il Signor
Landini; forse dalla parte diametralmente opposta del mondo, si era detto con
semplicità; o forse no, aveva come replicato a se stesso: magari erano
individui così vicini a lui da non farsi accorgere nemmeno del loro modo di
essere e di pensare. In ogni caso tutto ciò era talmente interessante da fargli
cercare immediatamente di riprendere a dormire, tanto da lasciare proseguire il
sogno, e comprendere di più, capire alfine dov’era l’errore vero nella sua
ricerca. Naturalmente nessuna nuova immagine venne in suo soccorso, ma pensando
a tutto quanto nei giorni e negli anni a seguire, il Signor Landini, ripercorrendo
tutto di quel sogno, vide sempre e comunque uomini felici, gente in pace con
tutto, individui talmente saggi da accogliere chiunque senza ostacolarlo, ma
soltanto a patto che l’ostacolo non fosse portato a loro come un dono.
Bruno
Magnolfi
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