Mi sono sforzato, dice lui all’altro. Ho cercato dentro di
me tutto quello che avevo da offrire. Certo, qualche volta mi sono anche
lasciato andare completamente, ma poi ho sempre ritrovato in fretta tutta la
lucidità che serviva per riuscire ad essere il più possibile profondo, sincero,
all`altezza. Però con lei non è mai stato facile, dice ancora. Quella ti brucia
l’anima, ti consuma cosi alla svelta che quasi non te ne accorgi, e riesce
anche a leggerti dentro certe volte, e ad anticipare i tuoi pensieri, perfino i
tuoi sentimenti. Non so, forse dovrei lasciarla, dice ancora lui.
Magari non è neppure questa la soluzione migliore, lo
interrompe l`altro. Devi trovare il modo per renderla inoffensiva, toglierle un
po’ di quel potere che sembra ancora avere su di te. Devi trovare la maniera
per essere te stesso, senza finzioni, e contemporaneamente farle sentire
l’importanza della tua persona nella sua vita. Poi ambedue restano in silenzio,
le braccia incrociate sul petto, lo sguardo perso lungo le piccole onde che il
fiume cittadino forma dopo aver attraversato i piloni del ponte.
Mi piacerebbe riuscire a vederla su un piano di forze paragonabili
tra noi, dice lui, purtroppo lei quasi sempre, con una grande facilità, trova
in un attimo la maniera per essere quella che determina, che definisce, che
domina, insomma. A me pare continuamente di arrancare cercando di stare al suo
passo, anche se non trovo altra maniera per continuare a vederla, e certe volte
cerco anche di dirglielo, di farle presente come il suo comportamento non sia
perfettamente corretto.
L’altro lo guarda, probabilmente adesso ha il quadro
completo, ma non dice niente. Riprendono a camminare con passo lento lungo la
spalletta, gli sguardi persi in avanti, le teste piene di pensieri in fondo
poco chiari. Credo che dovresti allontanarti, fa l’altro senza preoccuparsi
troppo di quello che dice. Evitarla, con i modi e per tutto il tempo che serve,
quasi senza voltarti mai indietro. Forse hai ragione tu, fa lui, però così non
vince nessuno, al massimo si sfalda poco per volta tutto quello che con fatica
abbiamo cercato di costruire, e non arriviamo neppure a mettere a punto
un’alternativa seria allo scatafascio che si è ormai determinato.
Allora non so, fa l’altro: con quanto se ne possa parlare
non vedo proprio quale possa essere la soluzione migliore. Segue un silenzio
vagamente imbarazzato ma anche piuttosto opprimente. Forse è proprio questo il
punto, fa lui all’altro. Forse le cose vanno lasciate esattamente come sono.
Bisogna soltanto prendere coscienza di come sono diventate poco per volta, ed
accontentarsi, nient’altro. E poi, quando sappiamo come stanno perfettamente
tutte quelle cose, riprendere ad essere spontanei e così tornare a vivere.
Bruno Magnolfi
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