In
questa maniera non credo sia più possibile andare avanti, pensa lui osservando
la donna. Nel piccolo negozio di articoli casalinghi non c’è nessun altro, solo
lei, immobile come sempre, seduta dietro la cassa mentre legge qualcosa su una
rivista illustrata. L’uomo sistema sopra gli scaffali alcuni oggetti, ma gli
pare attorno a sé sia tutto immobile, ed è cosciente che dentro la loro bottega
entrano sempre meno clienti, loro due evidentemente si sentono piuttosto nervosi
per quell’inattività, e questo a sua volta non fa che tenere a distanza le
persone.
Dobbiamo
cambiare, dice l’uomo d’improvviso come spiegando qualcosa a se stesso. La
moglie lo guarda per un attimo con la stessa attenzione che concede normalmente
ad un rumore molesto, poi riprendere a guardare la sua rivista. Entra una
vecchia, chiede una semplice bottiglia di varichina, lui la saluta, la serve,
l’anziana donna paga alla cassa ed esce. Dobbiamo cambiare l’impostazione
generale delle cose, pensa l’uomo. La moglie, augurata una buona giornata alla
cliente, lo guarda come se avesse intuito il suo ultimo pensiero, poi riprende
a leggere.
Non
ce la faccio più, dice il marito guardando la vetrina avanti a sé. Lei allora
si alza, apre la porta a vetri lasciando suonare il campanellino, si affaccia
sulla strada. Osserva qualcosa da un lato e dall’altro, come se all’improvviso
potessero giungere delle novità, o se le auto in coda al semaforo poco più
avanti riuscissero a far scaturire magicamente un’ispirazione. Torna verso il
banco, lentamente, come cercando di dare
solennità a ciò che si sente di dire: chiudiamo, sussurra, niente ci lega a
questo negozio. Vendiamo tutto senza ripensamenti, e fra qualche mese vedremo
cosa possiamo fare coi soldi che abbiamo. Lui la guarda con una espressione di
perplessità, entra un uomo, chiede una lampadina di ricambio. Lui si sente
mancare: a questo siamo arrivati, pensa; non mi ero neppure accorto che le cose
si fossero spinte fino ad un punto del genere. Prende la lampadina dalla
scaffale, la tira fuori dalla confezione per provarne la funzionalità, ma gli
si rompe il vetro dentro le mani, fortunatamente senza ferirlo.
Lascia
la moglie a servire il cliente, lui va sul retro, si sente disarmato, succube
di una situazione che gli pare improvvisamente senza una via d’uscita.
Trascorrono due o tre minuti, la moglie lo raggiunge, lo guarda, torna nella
sua postazione. Il marito la segue, riprende il suo posto dietro al bancone:
diamoci ancora del tempo, dice la donna; un mese, due, e cerchiamo in questo
tempo di far ripartire l’attività, facciamo qualche cambiamento, risistemiamo
l’insegna, la vetrina, cerchiamo di essere più sorridenti. Ma se le cose non
dovessero muoversi in un tempo del genere, allora non dovremmo più neppure
pensarci: una bella chiusura netta e via, a fare altre cose.
L’uomo
la guarda, non si aspettava una capacità decisionale del genere. Anzi, la sua
provocazione iniziale era soltanto dettata dalla volontà di vederla semplicemente
alzare gli occhi dalla sua stupida
rivista; ma adesso non può ripensarci, non gli è possibile tornare indietro, si
vede costretto ad accettare quello che
la donna ha proposto, anche se non si sente del tutto d’accordo. Va bene, dice
sottovoce: due mesi, tre al massimo, ripete; poi riprende con calma a sistemare
le cose sopra lo scaffale che stava sistemando, mentre la moglie torna a
sedersi dietro la cassa. In seguito la giornata torna a scorrere come sempre.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento