mercoledì 19 giugno 2013

Qualcosa da riconoscere.

            
            Credo sia oggi la giornata giusta, pensa Germano come ogni mattina mentre siede dentro al vagone per passeggeri pendolari. I miei ricettori sono alzati, resto attento perfino ai più piccoli dettagli, e sono convinto che mi sembrerà addirittura naturale accorgermi della realtà quando le cose inizieranno a filare nella maniera giusta, e tutto all’improvviso mi parrà quasi fosse stato preparato a puntino dalla mano di qualcuno che ha fatto il tifo per me, fin dal primo momento. Il treno locale corre tra i palazzoni di periferia, tra due fermate lui scenderà come ogni giorno, coprirà a piedi quelle poche centinaia di metri che lo separano dal suo luogo di lavoro, e infine saluterà i colleghi con qualche battuta simile a qualsiasi altra mattina feriale.
            Certi giorni come quello di oggi, Germano sente che la sua realtà sta per cambiare, per mostrarsi diversa da sempre, ma non sa dire o pensare esattamente perché e in quale maniera: certo, gli piacerebbe avere più soldi in tasca, maggiore tempo libero, un’esistenza più interessante rispetto alla solita ordinaria monotonia. Ma non è del tutto neppure questo il suo sogno. Lui vorrebbe un cambiamento, ma non sa dire quale, e forse neppure vuole immaginarselo di preciso, non riesce a riflettere concretamente cosa sarebbe da cambiare, e in questo modo lascia che tutto, anche i suoi stessi pensieri siano dettati dal caso. Così manda avanti la sua giornata come ha fatto da sempre, ma nella sua testa si muove quell’elemento sottile che in qualche maniera gliela lascia almeno sopportare.
            Gli altri sul lavoro in genere lo vedono di buon occhio: è un ottimista, mai triste, non ti assilla con i soliti guai di tutti quanti. Eppure Germano in giornate come quella di oggi non vede neanche del tutto ciò da cui è circondato: sogna, immagina qualcosa di completamente diverso dalla realtà, ma non dice niente a nessuno, è come se restasse in attesa di qualcosa che non potrebbe spiegare, ma che per lui è comunque fondamentale. Gli altri giocano ai videopoker quando escono, perdono regolarmente un sacco di soldi e poi se ne lamentano. Lui no, non è interessato a cose del genere. Sa che qualcosa è destinato a cambiare, radicalmente, all’improvviso, ma non sarà mai un suo gesto a provocare la variazione che attende.
            La giornata di lavoro va avanti come sempre, scandendo tutti i minuti con quella lentezza che è tipica di un luogo dove quasi niente appare interessante. Germano guarda gli altri, sorride, parla con tutti durante la pausa per la mensa. A lui pare di avere un vento dalla sua parte, un elemento che lo sostiene, che gli profonde maggiore energia, più spirito, un insolito ottimismo. Infine arriva l’ora di uscire, ognuno riprende le proprie cose e si avvia verso casa. Germano sale sul solito treno insieme a molti altri, si siede, legge qualcosa su una vecchia rivista che qualcuno gli ha dato, si rilassa durante quel breve viaggio, si dimentica quasi di tutto. Poi percorre i soliti marciapiedi fino a tornare al suo piccolo appartamento, ma qualcosa lo attira, un rumore in un angolo, dentro una scatola da scarpe lasciata per terra. Un cucciolo di gatto, abbandonato a se stesso, miagolante e curioso: lo prende, lo osserva, lo rimette dentro la scatola, e infine lo porta con sé. Forse è già un buon inizio, pensa.

            Bruno Magnolfi  


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