Mi sento stanco,
praticamente provo quasi la nausea, dice Umberto sottovoce; è qualche tempo che
cerco di riflettere su ciò che possa aver determinato questa mia condizione
persistente, ma non riesco neppure minimamente a comprendere che diamine possa
essere stato. Capita, dice Sandro con una leggera aria di sufficienza; non c’è
da preoccuparsi, e in tutti i casi ad ogni periodo che viviamo ne segue sempre
un altro di segno diverso; perciò, con una semplice dose di pazienza, tra non
molto neppure ricorderai questi tuoi affanni di oggi che sembrano così
intollerabili.
I due stanno seduti
uno di fronte all’altro; sorseggiano ognuno la propria birra, appoggiando i
gomiti su un tavolino di legno con il piano consumato della bettola più in
vista del loro quartiere.
Non è esattamente
così, riprende Umberto: non è che sto male, o comunque, non è che provo delle
difficoltà a mandare avanti come sempre le giornate; soltanto non sopporto
quasi più nulla di questa situazione che mi trovo intorno, senza peraltro avere
dei precisi motivi per pensare le cose in questo modo, ma è come se tutto da
qualche mese si fosse trasformato in una terribile noia che non lascia spazio
ad alcuno slancio. Mi pare di mandare avanti le giornate insensatamente, senza
uno scopo, anche se fino adesso credo di aver fatto tutto quello di cui ero
capace per essere una persona come tutti: ho messo su una famiglia, ho una
casa, un lavoro, frequento gli amici di sempre, mi permetto qualche piccola vacanza
ogni tanto. Eppure qualcosa ha smesso di funzionare, ed adesso avverto soltanto
un grande vuoto.
Va bene, dice Sandro
senza dare troppo peso a tutto il discorso. Hai soltanto bisogno di spassartela
un po’, trovare la maniera più giusta per evadere dalla monotonia di questi
giorni uguali l’uno all’altro. Non c’è da farsene una malattia, succede a
chiunque di avere un periodo di leggera depressione, devi staccare la spina e
prenderti una boccata di aria diversa, ecco quanto. Nessuno avrà mai da dare un
giudizio negativo su di te per una cosa di questo genere: lasciati andare verso
uno scopo che allontani da te i pensieri di sempre, e vedrai che sarà di grande
giovamento.
Sento che sta
montando dentro di me una rabbia sorda e incontrollabile, ecco quale è il punto,
insiste Umberto. Qualcosa che prima o poi dovrò scatenare sulla più sciocca
avversità che mi capiterà a tiro. Riesco a sopportare sempre meno questa
monotonia di ogni giorno, questo circolo vizioso che è diventata da un po’ di
tempo tutta la mia vita. Mi pare come se avessi creduto fermamente nel futuro,
e fossi rimasto in attesa per molto tempo di qualcosa che non so neppure io
cosa potesse essere, ma che adesso non arriva, nemmeno in minima parte,
mostrandomi così che non arriverà mai più, e che tutto resterà in questo modo,
lasciando solo spazio ad un lento ma inesorabile decadimento.
I due si guardano
ancora qualche volta continuando a bere. Poi si alzano, pagano le birre, escono
dal locale. Vedi, dice Umberto, è tutto grigio, non c’è alcuna soluzione, sarà
sempre peggio per me. Forse, dice l’altro; in ogni caso il futuro che cercavi
era già dentro di te, da molto tempo, e tu ci hai lavorato a fondo per portarlo
avanti, a volte magari anche inconsapevolmente. Adesso è qui, accanto a te: devi
apprezzarlo, non puoi far altro, è solo il frutto maturo di tutto ciò che hai
sempre coltivato.
Bruno Magnolfi
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