Lei
appariva completamente assorta quando qualche volta da sola ripensava a quel
lungo periodo di tanti anni prima. Era ancora una ragazza a quell’epoca, e in
seguito non aveva più saputo spiegarsi perché si fosse lasciata andare a fare
sesso con quella gran quantità di uomini perlopiù sconosciuti, a volte anche già
sposati e con molti più anni di lei, quasi che questo comportamento le potesse apportare
un arricchimento progressivo della personalità. Dopo gli anni universitari si
era trovata un marito, quasi a chiudere definitivamente con quel periodo, proprio
come le pareva facessero tutte le amiche e conoscenti che aveva frequentato
fino ad allora, e la sua vita aveva preso da quel momento in avanti un corso
molto più ordinario. Adesso erano trascorsi ormai oltre cinquant’anni, e dopo
il suo sofferto divorzio non aveva più voluto saperne degli uomini, anche se
ancora non riusciva a spiegarsi come mai il suo comportamento avesse subito
tante alternanze.
Forse,
per semplice reazione, a un certo punto aveva avuto schifo degli uomini, rifletteva
ogni tanto, quasi che ogni interesse per loro da un certo momento in avanti fosse
definitivamente tramontato. Aveva studiato, lavorato, viaggiato, interpretando
la realtà come chiunque, senza mai neppure cercare di porsi troppo in evidenza
sugli altri. E la sua scelta di entrare in una casa di riposo, per lei che ormai
si sentiva sola e indifesa pur senza soffrirne, era invece stata netta, senza
ripensamenti, forse perché la condivisione della giornata con altri vecchi le
era sembrata perfetta per lei, un ulteriore accrescimento di sensibilità e di
esperienza.
Si
era fatta un amico del cuore là dentro, con il quale ogni giorno parlava di
tutto, spesso anche del passato, evidentemente, senza però mai affrontare con
lui quel suo periodo più oscuro. Certi giorni lo teneva per mano, scambiava con
lui tenerezze, come quasi mai era accaduto nella sua vita. Teresa, diceva lui:
non ho mai conosciuto una donna simile a te. Lei sorrideva, guardava avanti,
forse provava addirittura vergogna di essere proprio in quella maniera. Sono
stata molto diversa da ora, diceva quelle volte sottovoce. Lui annuiva, poi
parlavano d’altro.
La
scansione della giornata sembrava una certezza a cui affidare persino i propri
pensieri, ma Teresa conservava per sé uno spunto di personalità che spesso
brillava. Lui la cercava fin dal mattino, a volte sembravano persino
inseparabili, ma c’erano giorni in cui lei era sfuggente, si metteva da sola su
una sedia in fondo al salone, e pensava, semplicemente. Qualcuno si avvicinava,
le diceva qualcosa, ma lei liquidava ogni intruso con un semplice gesto.
Sono
stata molto diversa, ripeteva a lui in altre occasioni. Lo so, diceva lui, ma a
me non interessa come tu possa esserti dimostrata quando non ti conoscevo. Mi
piaci adesso, forse perché è soltanto in questo momento che puoi manifestare
con piena libertà ciò che avevi voglia di essere. Teresa sorrideva, guardava ancora
qualcosa avanti a sé, forse provava la voglia di dire che c’erano stati dei
grossi errori nella sua esistenza, forse sentiva il bisogno di confidare tutto
quanto a qualcuno, di cercare di spiegare almeno in parte quei suoi tanti
sbagli. Poi però tornava a nascondersi, ed il suo intercalare con quel passato
diventava poco per volta quasi un semplice gioco, un divertimento qualsiasi, una
maniera per togliere in qualche modo l’importanza che quel tratto di
vita poteva avere assunto per lei e per chiunque; come se perfino quello fosse un
altro suo gioco tra i tanti a cui probabilmente le era sempre piaciuto giocare,
semplicemente.
Bruno
Magnolfi
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