Avanti
non c’è niente, pur continuando a costeggiare la bassa recinzione di un anonimo
giardino pubblico, se non un gruppo di luci piuttosto fioche sopra dei lampioni
arrugginiti che rischiarano come possono un piccolo parcheggio ora deserto. Lui
cammina, sprofondato nei suoi pensieri, come perso alla ricerca costante di una
soluzione che purtroppo non trova. Tu non ascolti mai gli altri, ha detto lei
al culmine di un altro litigio, ed in fondo è soltanto questo che lo ha spinto
ad uscire come per prendere aria e forse cercare di riflettere bene su quelle
parole; anche se alla fine tutto ciò non assume adesso alcun senso, e non c’è
neppure possibilità, almeno in questo momento, di ricordare esattamente quale
sia stato davvero il motivo iniziale dello scontro tra loro. Normale avere
battibecchi del genere, pensa lui; ognuno ha il suo carattere, e ci vorrebbe
l’intuizione di un genio per comprendere cosa l’altro si aspetta davvero.
Sciocchezze, si ripete mentalmente, non sarebbe neanche il caso di parlarne.
Un ragazzo gli
cammina decisamente incontro, avrà poco più di vent’anni, probabilmente lo
fermerà per chiedergli semplicemente una sigaretta. Invece all’ultimo momento
lo ignora, gli passa alle spalle, anche se dopo un attimo sente chiamare
qualcuno da qualche parte che in questo momento non riesce neanche a vedere.
Avverte però del movimento su un lato del suo campo visivo, così si ferma,
quasi per una intuizione, cerca di comprendere che cosa stia succedendo, ma il
colpo sopra la testa gli arriva improvviso, fortunatamente non troppo forte, ma
senza che se lo sia minimamente aspettato. Cade a terra, e per istinto si
abbraccia a se stesso, come cercando una qualche protezione, ma nessuno di
fatto tenta di infierire ulteriormente su di lui. Perciò dopo un attimo riapre
i suoi occhi, si scioglie, lentamente tenta di rialzarsi, ma sono in tre o
quattro a circondarlo, ed ora li teme. Li scruta, assume l’espressione di chi
non capisce affatto cosa succeda, non sa neppure che dire, e gli altri lo
guardano e basta.
Nessuno sembra
voler dire niente, lui così mentre li guarda pensa alla sua casa tranquilla e
confortevole, vorrebbe quasi urlare per sciogliere quella tensione che si è
andata accumulando, ma uno di loro improvvisamente dice soltanto: è lui, e
nient’altro. Uno scherzo, dice invece lui a mezza voce: io non vi conosco, ma
non può essere altro che in questa maniera. Datemi una mano per rimettermi in
piedi, ci fumiamo assieme una sigaretta, e poi ognuno se ne va per la sua strada.
Però spunta una pistola, uno la spiana, dice semplicemente con voce calma che
nessuno ha voglia di fare degli stupidi scherzi. Lui si vede già morto,
sdraiato su quel marciapiede di periferia dove verrà ritrovato da qualcuno col
cane la mattina seguente. Non dice niente, può capitare anche questo, pensa
senza altre idee.
Qualcuno
invece dall’altra parte di quella strada dice qualcosa con voce alta, forse c’è
un attimo di incomprensibili scelte da prendere, tutti corrono fuori dal campo
visivo, lui si rialza, si tocca la testa, aspetta che chi ha appena parlato lo
raggiunga in fretta e magari gli spieghi qualcosa. Invece si volta, e non c’è
più nessuno, accanto gli rimane soltanto il lampione neutrale che prosegue con
una noiosa vibrazione elettrica. Lui raggiunge una panchina, si siede, gli pare
tutto quanto qualcosa di assurdo, a questo punto forse dovrebbe rientrare e
spiegarsi, ma invece dopo un attimo attraversa la via, inizia a correre, si
dirige in fretta verso un caffè ancora aperto, e poi vi entra deciso.
Bruno Magnolfi
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