Giusi assume sempre un'espressione severa quando viene osservata da
qualcuno un po’ troppo a lungo. Non che le dispiaccia particolarmente essere
guardata da qualche curioso, però certe volte vorrebbe essere più trasparente persino
di quei colori pastello sfumato con cui normalmente trucca il suo viso.
Soprattutto le dispiace che venga presa per una ragazza superficiale, una di
quelle persone che senza neppure pensarci risponde come niente ad una semplice
occhiata. Perciò spesso quando si mette seduta al solito caffè in attesa che
arrivino le sue amiche, tira sempre fuori un libro dalla sua borsa, lo apre fino
al segno, e ne legge ad intervalli almeno qualche pagina.
Giusi in fondo adora starsene da sola in mezzo alla gente, per questo
giunge lì sempre molto in anticipo, ed in questi casi si muove lentamente come
non avesse alcun interesse preciso, lasciando sempre che tutti gli altri
parlino tra loro, senza mai interferire, come se lei non ci fosse nemmeno. Se
qualcuno le dice qualcosa, si limita a sorridere, poi subito ritorna al suo
libro. Arriva lì prima delle sue amiche proprio per avere il tempo come di
formare nel locale una sua piccola nicchia di appartenenza, un proprio piccolo
spazio da dove, quasi non vista, osservare e sentire tutto ciò da cui è
circondata. Fa parte del suo carattere, forse un semplice lato della sua
insicurezza.
Un ragazzone però fa cadere qualcosa vicino a lei: potrebbe essere una
tecnica di approccio, pensa Giusi guardandosi un attimo attorno. Ma il tizio
vicino sembra non curarsi affatto di lei, così come del suo libro e di quel
quaderno a terra ora aperto, zeppo di minuta calligrafia, che gli è appena scivolato
dal tavolo. Lei lo raccoglie con calma, quindi gli sfiora un braccio, e gli dice
soltanto: è caduto. Il ragazzo si volta, la guarda, prende con modi gentili il
quaderno, ringrazia con un sorriso leggero, ma senza aggiungere altro torna a
sistemarsi nella stessa posizione di prima. Poi però apre il quaderno, e sembra
subito appuntare qualcosa con un semplice lapis, quasi come per fissare una
nota che la riguardi, oppure per definire in qualche maniera quel gesto carino che
lei ha appena compiuto.
Giusi torna al suo libro, ma non si sente tranquilla. Di nascosto osserva
il ragazzo, vorrebbe chiedergli persino qualcosa, ma non può andare così
apertamente in contrasto con le proprie abitudini. Infine appoggia il suo
libro, prende un sorso della bibita che le ha servito da poco il cameriere, e
vede fuori dalla vetrina le sue amiche mentre stanno chiassosamente arrivando.
Nello sesso momento il ragazzo si volta, la guarda un momento, sembra proprio
abbia finito di scrivere sul suo quaderno, ma inaspettatamente strappa la
pagina, la piega in due parti e la consegna nelle sue mani. Arrivano le altre
ragazze, lei si alza, saluta le amiche, scambia con loro qualche battuta e
quando torna a sedersi il ragazzone di prima non c’è, si è alzato da quel
tavolo accanto, e sta uscendo frettolosamente dal bar.
Giusi si alza anche lei, va verso il bancone, si accosta ad un angolo per
starsene un attimo sola, ed apre quel foglio che è rimasto fino adesso nelle
sue mani. Aiuto, dice la carta, sto vivendo un momento di disperazione. Lei
alza gli occhi, vede il ragazzo di prima fermo da solo fuori di vetri di quel
locale. Torna al tavolino delle sue amiche, si siede, dice che non si sente
benissimo, forse ha soltanto bisogno di aria, così torna ad alzarsi, si dirige
all’uscita e si ferma proprio sul marciapiede di fronte al locale, davanti a
lui. Scusa, le dice subito il ragazzone di prima; ho pensato che non ci sarebbe
stata altra maniera che questa, per poter stare da solo con te, almeno un
momento.
Bruno Magnolfi
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