mercoledì 9 dicembre 2015

Sbagli possibili.

         

            Osservo di nuovo il mio orologio da polso, giusto per trovare conferma del paio di minuti appena trascorsi dall’ultima volta che sono tornato a guardarlo. Dicono alcuni che la mia personalità sia tormentata, ed io forse di tutto questo ne ho persino una qualche consapevolezza, anche se poi non riesco affatto a spiegarmene bene il motivo. Sono fatto in questa maniera, ripeto, non ci sono spiegazioni ulteriori. Così, tanto per dare un senso alle cose, mi getto a testa bassa in tutto ciò che può capitare, senza riflettere mai troppo, come se ogni possibilità che riesce a passarmi davanti fosse assolutamente quella per cui sono nato. Rifletto continuamente che non potrei essere diverso, che non sarebbe possibile per me cercare un comportamento differente da questo, perciò cerco di spingere qualsiasi cosa sempre in avanti, proprio per cercarne il finale, forse il risultato definitivo, qualsiasi esso sia, senza alcuna paura delle conseguenze.
            Stasera fuori dal caffè mi guardano tutti mentre offendo pesantemente questo vecchio, senza che neppure io abbia cercato un vero motivo per farlo, visto che probabilmente è sufficiente appena un pretesto per comportarsi così, però so per certo che qualcuno è senz’altro d’accordo con me, ed ora è lo stesso che ride sguaiatamente qui accanto, mentre gli altri attorno sono soltanto dei curiosi che tendono sempre a cercare di essere sul posto quando succede qualcosa. Poi la finisco, mi sento stufo di qualsiasi altra parola, rientro con gli altri, qualcuno di loro evidentemente adesso mi offre anche da bere, ed in questo momento io potrei anche dire qualche spacconata delle mie, delle frasi ad effetto per farmi ancora più grande, qualcosa che disegni meglio e ancora di più il mio personaggio; ma mi sento già oltre, perché in fondo mi annoio subito di cose scontate del genere. Passa mezz’ora, e poi si fa un attimo improvviso di silenzio dentro al locale: è tornato il vecchio, mi dicono. Continuo a bere, non sto neppure a voltarmi, mi viene quasi da chiedere di quale vecchio adesso si parli, oppure di quale fosse il contendere di poco prima, però sento dentro di me il tormento che mi riprende, ed i nervi che all’improvviso si irrigidiscono.
            Mi giro, lo vedo, dentro a questo locale forse non aspettano altro, ed io immagino subito con facilità che siano tutti dalla mia stessa parte. Così vado subito incontro a quel vecchio, vorrei suonargliele, riprendere esattamente da dove mi ero interrotto, ma quello mi guarda con fermezza e non cambia neppure espressione, poi tira fuori con calma la sua rivoltella e mi spara ad un piede, anche se riesce a ferirmi soltanto di striscio. Improvvisamente in me e fuori di me ci sono soltanto degli urli, questo dolore fortissimo che mi stordisce, ed una confusione pazzesca. Arrivo al pronto soccorso ancora sanguinante sopra una barella, e rimugino le ultime parole che ho sentito prima di svenire del tutto, quelle che dicevano sopra gli altri discorsi che tutto questo me lo sono proprio andato a cercare, e nient’altro. Tremo, vorrei soltanto sapere adesso che ore siano, quanto tempo è trascorso da quanto è accaduto, ed anche il tempo che ci vorrà perché tutto ritorni esattamente com’era, anche se intanto adesso qui non c’è proprio nessuno, se non due infermieri di spalle che parlano di una stupida donna ammalata di cancro.
            Odio gli odori, gli strumenti, ed ogni cosa che gira qua dentro, i miei nervi adesso sono formidabili pezzi di legno, credo che non dovrei per alcun motivo arrendermi a questo andamento delle cose che frullano. La mia testa brucia le idee che mi ronzano insieme ai pensieri, cerco di muovermi, anche se una fitta feroce mi blocca. Penso che forse c’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo, cerco anche di dirlo, di ripeterlo, di assimilarne poco per volta il significato; ma non riesco neppure a capire come sarebbe possibile correggerlo.


            Bruno Magnolfi

Nessun commento:

Posta un commento