Allungo
lentamente una mano nel buio, alla ricerca dell’interruttore che accende la
lampada, ma pur sfiorandolo e avvertendo con le dita la sua consueta
consistenza di plastica liscia, mi fermo, come per concedermi ancora qualche
secondo prima del vero inizio della giornata con la sua inevitabile esplosione
ordinaria di luce all’interno di questo spazio ancora intimo piacevole e caldo
intorno al mio letto. Noto però, non so neppure perché, che qualcosa appare
come diverso stamani, ed anche se mi sforzo di essere pratica, di farmi
coraggio, di trovare un motivo valido per far partire come sempre tutti gli
esercizi con i quali è usuale dar inizio ad una giornata, qualcosa sembra
indubbiamente cambiato, pur non comprendendo assolutamente cosa mai possa
essere.
Apro subito la finestra
di camera, una volta indossata una vestaglia coi fiori, ed insieme alla vista
di una debole nebbia che ancora regna all’esterno, avverto un rumore lontano e
persistente che non so riconoscere affatto. Ritorno alle mie cose, cammino con
calma all’interno del mio piccolo appartamento ritrovando quasi senza guardarli
tutti gli oggetti che mi servono per lavarmi, vestirmi, truccarmi, uscire in
fretta di casa. Poi però si ripresenta il forte rumore di prima. Non viene da
fuori, rifletto, è qualcosa che si muove improvviso all’interno delle mie
stanze e poi si ferma, forse sgattaiolando in qualche angolo che adesso non
riesco assolutamente ad identificare. Mi sposto con circospezione, valuto tutte
le possibilità che mi vengono a mente, poi, in questo momento che non si avverte
più niente, mi siedo in silenzio ad attendere che si ripresenti un altro
episodio.
Tutto
è tranquillo, invece; nessun rumore adesso, nessuna diversità da ciò che è
praticamente la normalità di ogni giorno. Immagino che tutto forse sia soltanto
amplificato dalla mia fantasia, perciò penso ad altro cercando di riprendere i
miei comportamenti più abituali. Invece il forte ruggito adesso è improvviso ed
evidente, come se un animale selvaggio stesse chiuso dentro l’armadio soltanto
ad attendere che io vada ad aprirgli. Mi avvicino al mobile, ma mi accorgo che
non è proprio da lì che proviene. Giro per casa nervosamente, apro ogni
sportello, perfino quelli dei pensili in bagno, ma non riesco a scoprire niente
di più.
Il rumore intermittente
a pause irregolari sembra qualcosa di intimo a tutta la casa, come la voce
stessa dei muri che la compongono, ma siccome questo è impossibile, decido di
ignorare la faccenda e darmi da fare con le mie abituali attività. Ma una gamba
mi si flette inspiegabilmente mentre mi sto muovendo dalla camera alla cucina,
e vado a cadere nel piccolo corridoio del mio appartamento, senza che riesca a
fare il minimo gesto per evitarlo. Il rumore, adesso che sono distesa sull’impiantito,
mi appare sordo e persistente, e mi sembra addirittura che una lenta vibrazione
provenga contemporaneamente proprio dal pavimento, per cui mi schiaccio ancora
di più a terra cercando di ascoltare direttamente la voce delle piastrelle.
Silenzio. Neppure questa è la strada giusta per comprendere le cose,
penso.
Mentre mi rialzo
appoggiandomi ad una poltroncina lì accanto, il suono, adesso più soffocato, si
ripresenta, e nello stesso momento mi accorgo distintamente che proviene da me
stessa, da dentro il mio corpo. Non è il brontolio della pancia o qualcosa del
genere, è proprio qualcosa che si origina nella mia testa, forse direttamente
dentro le orecchie. Vado in bagno, mi guardo allo specchio, mi trovo subito
invecchiata e impaurita. Così mi getto acqua fresca sopra la faccia, ma non
cambia niente, e allora mi asciugo con cura, poi rientro in camera, chiudo le
imposte, e torno nel letto direttamente con la vestaglia, spengendo con cura la
luce. Attenderò qualche minuto, penso, forse di più; tutto deve passare, per
forza: le cose probabilmente si sistemeranno, penso ancora, si tratta soltanto
di portare un po' di pazienza.
Bruno Magnolfi
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