Sposta appena qualcosa che aveva lasciato sopra al tavolo, quindi si ferma,
riflette con calma, poi si volta con decisione, arriva con due passi convinti
fino all'ingresso del suo appartamento, ed allora getta un'occhiata nello
specchio senza dargli però alcuna importanza. Torna indietro, pare stia
dimenticando qualche cosa, ma dopo uno sguardo generale sopra gli arredi,
decide che tutti gli eventi devono come proseguire lungo un proprio percorso.
Così si trattiene ancora nelle sue stanze occupandosi di qualche sciocchezza,
sorride da sola ad un tratto forse per un pensiero improvviso, ed infine esce,
le chiavi nella mano, la borsa intonata naturalmente alla pelle delle sue
scarpe, gli occhiali giusti, i capelli ben sistemati, ed un consueto trucco
leggero attorno a quegli occhi castani. Lei non si sente attesa da nessuna
parte, nessun luogo preciso dove recarsi, ciò nonostante la sua camminata è
rapida, come di una persona perennemente in ritardo, pervasa dall’illusione di
poter sempre recuperare almeno qualcosa, e magari anche quella di ritrovare in
un percorso improvviso anche lo scopo vero del suo tragitto.
Si ferma, ad un tratto, torna indietro: acquistare qualcosa è sempre un
elemento che riempie di sostanza tutto il tempo necessario, così entra in un
negozio che conosce, il giovane commesso le sorride chiedendole se gli è
possibile aiutarla, lei si schernisce, osserva tutti i nuovi arrivi di un
abbigliamento già primaverile, soppesa ogni capo, e infine acquista una sciarpa
leggera, un velo dai colori tenui che indossa subito, senza alcun ripensamento,
poi paga ed infine esce di nuovo lungo la strada.
La sua borsetta è pesante, piena di cose che in un modo o nell'altro
potrebbero tornarle utili prima o dopo, così cerca qualcosa, si lamenta tra sé
come sempre di non trovare mai nulla, ed infine torna a camminare, proprio come
prima. Una persona va verso di lei e la saluta, si fermano, scambiano alcune
parole di cortesia, infine tutto riprende nella stessa maniera. C'è una nuova
mostra di quadri in una galleria che a volte frequenta, così decide di
dirigersi da quella parte. L’osservazione della realtà probabilmente è
l’elemento che continua ad attrarre la sua attenzione più di qualsiasi altra
cosa, ma la sua interpretazione il più possibile esatta è invece diventata
oramai da diversi anni una propria assoluta necessità.
La piazza è abbastanza piena di gente come spesso capita in certi giorni:
alcuni si trattengono a parlare e a scambiare delle opinioni, altri si guardano
attorno, come a trattenere nella memoria almeno qualcosa di ciò che stanno
guardando. Lei nota immediatamente questi ultimi, come per una sorta di
magnetismo, quindi rallenta il suo passo, si ferma, torna a cercare qualcosa
dentro la borsa, sembra quasi che qualcuno rimanga in sua attesa da qualche
parte. Poi va vicino all'ingresso di quella mostra, si ferma sui piedi, si
guarda attorno come per cercare un qualche salvataggio, e per dare loro
importanza sorride mentre ascolta i commenti ironici di un gruppetto di persone
che sta uscendo da lì, forse poco convinto di quei quadri moderni che ha visto.
Allora indietreggia: ci sarà tempo e un'altra buona occasione per andare in
quella galleria, perciò si volta come per andarsene, ma un'espressione smarrita
si disegna sotto ai suoi occhiali dalle lenti oscurate, e allora entra, con
convinzione più che apparente, sorridendo alla cassiera mentre spiega come
finalmente sia riuscita a trovare un po' di tempo libero per vedere quella
mostra a cui non poteva certo mancare.
Bruno Magnolfi
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