Generalmente, di sua spontanea volontà, lei non dice quasi niente; persino
quando le viene rivolta direttamente qualche domanda su degli argomenti anche
generici e poco impegnativi, lei si limita a sorridere e ad abbassare lo
sguardo, per poi magari cambiare appena un po’ la propria espressione, quel
tanto che basta per dar mostra agli altri che è vigile, comprende bene le cose,
pur nelle sue condizioni; e dopo basta, senza minimamente provare neanche a
rispondere a chicchessia. Spesso, quando le giornate in quella dimora sembrano
addirittura infinite, si siede nella sala della refezione, osserva con
attenzione le sue mani, finge di essere forse attratta da qualcuno che magari
sta parlando proprio in quell’attimo, come se dovesse prendere anche lei una
posizione precisa su chissà quale argomento, ma infine volge altrove il suo
sguardo, mostrando al contrario che è assolutamente disinteressata di tutto,
come se niente là dentro la riguardasse.
Certe volte, seduta ad uno dei tavolini immancabilmente da sola, lei
sfoglia una rivista o un giornale leggendo i titoli qua e là, proprio come si
trovasse semplicemente in una sala d’attesa per le visite mediche. Gli altri
ovviamente restituiscono verso la sua persona una certa diffidenza, e se
proprio non è necessario comportarsi diversamente, fingono addirittura di non
vederla neanche. Ma quando arriva sua figlia a farle una visita, in genere
verso la fine della settimana, le cose cambiano radicalmente. Una persona forse
timida, quella ragazza che mostra una notevole differenza di età da sua mamma:
normalmente si fa vedere all’istituto da sola, vestita in modo ordinario ma non
senza cura, e si muove come cercando di non apparire una che viene da fuori.
Sorride a tutti, va vicino a sua madre, le tocca un braccio con gentilezza, poi
si siede con lei.
Improvvisamente lei si mostra loquace, parla con disinvoltura di tutti gli
argomenti che richiedono la propria opinione, e certe volte si guarda attorno mostrandosi
serena a chi le sta passando vicino. La ragazza si mette comoda sulla sua
sedia, probabilmente dice alla mamma tutte le cose che le passano dentro la
testa, aggiornandola con naturalezza su quanto le sia accaduto in quegli ultimi
giorni. Esco con un ragazzo, le dice però questa volta, e la madre si
indurisce, si ferma un momento, poi la guarda con un accenno di severità. Non
c'è niente di male, cerca di rassicurarla la figlia; cerchiamo soltanto di
conoscerci meglio, almeno per adesso, per il resto non c'è alcuna fretta. Si,
dice la mamma dopo un lungo sospiro; sono contenta. Tu sei una brava ragazza,
farai le cose che servono, senza strafare, e tutto si aggiusterà poco per
volta.
Ma poi passa il tempo e la figlia non si fa più vedere. Sono diverse le
settimane in cui lei rimane praticamente da sola, spersa in quella residenza
protetta, in qualche angolo a meditare il medesimo comportamento di sempre,
senza chiedere nulla a nessuno. Quando infine arriva la figlia, dopo quasi un
mese da quell'ultima volta, si sofferma in fondo alla sala e fa vedere a tutti
che non è venuta da sola: c’è un tizio con lei, un tipo che sembra subito quasi
scocciato di quella visita che forse immagina soltanto doverosa. Si siedono, si
presentano, lei appare subito come senza argomenti. La figlia dice che hanno
deciso di andare ad abitare insieme tra qualche settimana, che si vogliono
bene, e poco per volta vorrebbero formare una loro famiglia. La mamma guarda
ambedue, accenna un’espressione curiosa, non chiara, e alla fine dice soltanto:
brava, mi fa piacere; la solitudine dei sentimenti è quanto di peggio si debba
accettare, spero che le cose per voi vadano esattamente così, proprio come le
state progettando.
Bruno Magnolfi
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