Qualche volta mi
ritrovo a camminare sopra ai marciapiedi del mio Borgo, senza pormi davanti neanche
una vera e propria meta, semplicemente passeggiando con la testa ingombra come
sempre da tutti i miei pensieri, fumando ogni tanto con tutta calma qualche
sigaretta, e magari salutando certe volte le persone che più conosco di vista,
al momento in cui le incontro lungo la via principale del paese o sulla piazza.
Non mi interessa troppo intrattenermi a parlare come qui fanno quasi tutti tra di
loro, per me è già sufficiente soffermarmi qualche momento ad un angolo oppure
vicino ad un’insegna, magari anche davanti a qualche negozio che mi piace, per
esempio, naturalmente senza entrarvi mai a comperare qualche cosa; mi basta
accorgermi che gli esercizi funzionano, che sono pieni di gente, e poi rendermi
conto che gli abitanti di questa cittadina sono costantemente in giro, e che le
cose proseguono come sempre hanno fatto, senza fretta, proseguendo nel loro
percorso, giorno dopo giorno.
Ripenso a molte cose durante il mio monotono
camminare, ma l'argomento che più mi attira rispetto a tutti gli altri, è il
ricordo che trattengo dentro me di questo paese dove mi sono trasferito tanti
anni fa, e misurare ancora quelle differenze che si sono accumulate da allora nella
sua fisionomia. Molte abitazioni sono andate giù e poi sono state ricostruite,
altre invece completamente ristrutturate, e le botteghe che c’erano sono
passate spesso di mano modificandosi e trasformandosi completamente. Gli alberi
dei giardinetti sono cresciuti, naturalmente, e lungo il viale si è proceduto comunque
anche a qualche abbattimento, per evitare guai causati da piante troppo vecchie.
Non sono un nostalgico, però ricordo alcune di queste repentine variazioni, e
spesso ogni cambiamento mi rammenta qualche cosa o qualcuno per ogni periodo di
riferimento. Mi hanno detto qualche tempo addietro che vorrebbero fare una
pubblicazione usando le fotografie dei decenni passati, raccolte forse da qualcuno
appassionato di cose di questo genere. Ma a me non so se interessa davvero; a
me in fondo bastano i ricordi, è sufficiente la memoria fintanto che riesco ad
averla.
Certi giorni entro dentro al bar Soldini sulla
piazza principale. Anche questo locale è cambiato tante volte, così come sono
cambiate le persone che lo gestiscono, e come anche quelle che si sono
alternate tante volte nel frequentarlo. Adesso ci sono spesso dei ragazzi che
stazionano perennemente qua davanti, e quando fa più freddo entrano dentro al
bar e se ne stanno per ore ai tavolini senza fare niente se non bere delle
birre e chiacchierare. Ridono, cercano di scherzare, ma alla fine stanno qui
soltanto a perdere del tempo. Come me d'altra parte, che continuo a girare qua
attorno senza decidermi mai a niente. Non so che cosa mi aspetto da questa
cittadina: però è come se avessi di fronte, ogni volta che ne osservo meglio i
dettagli, qualcosa che mi appare vivo: quasi un organismo che tende lentamente a
modificarsi, ad adattarsi ai tempi ed a quanto va accadendo.
Abito da solo, non ho molto di cui vivere, però mi
sento tanto attaccato a questi caseggiati, a queste strade, a questi muri, e
forse anche agli abitanti che incontro quasi ogni giorno lungo le vie, anche se
mi tengo sempre da loro ad una certa riflettuta distanza. Non è semplice diffidenza
la mia, soltanto la ricerca di un parere autonomo, di un’opinione più
obiettiva, di un’idea che probabilmente agli altri sfugge, rispetto a quanto
probabilmente pensano tutti, scambiandosi i pareri ogni volta che si trovano a
parlarne. Non mi sento certo al di sopra di nessuno, soltanto guardo le cose
coi miei occhi, e non vorrei mai trovarmi ad indossare degli occhiali che fanno
diventare simili le immagini pur nitide e precise che presentano.
Bruno Magnolfi
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