C’è una strada che
attraversa il paese, e mentre scorre tranquilla in mezzo alle case, sembra a
volte che parli o sussurri con una voce bassa, timorosa, come quella di chi non
può darsi un’importanza superiore a quella che riesce a dimostrare la realtà
evidente delle cose. Ci sono alcuni tra gli abitanti di quel luogo che si
muovono avanti e indietro lungo la medesima strada, e cercano nelle parole che
scambiano tra loro qualcosa che purtroppo la maggior parte delle volte non
riescono proprio ad evidenziare. C’è una serenità diffusa, in quasi tutti, un
sentimento che spesso assomiglia ad una tristezza profonda, qualcosa che però
si potrebbe allontanare con una grande facilità, basterebbe modificare quel
sentimento attraverso qualche semplice battuta di spirito, oppure mitigarlo in
qualche modo ritrovandosi ad un angolo con qualche amico più svincolato da
certe esperienze, o anche costringersi, pur restando nella propria solitudine,
a pensare semplicemente ad un diverso argomento, almeno per una porzione
sufficiente di tempo.
Ci sono in giro certe
volte i soliti personaggi di sempre, quelli che scivolano lungo i marciapiedi
senza una meta precisa, che camminano in avanti con le mani dentro le tasche,
senza trovare almeno in apparenza uno scopo preciso, come stessero cercando un
sorriso dentro se stessi che spesso non trovano, e quindi lasciando il tempo
trascorrere come qualcosa di inevitabile, pur dispiacendosene spesso quando
parlano a piccole frasi con chi li conosce. Procede la strada, porta i suoi
detriti in giro lungo il paese, perfino sulla soglia di quei portoni dove
ciascuno trova il proprio rifugio,
mettendosi in salvo ogni volta che giunge ad aprire la serratura di casa
con la sua chiave, come un naufrago che forse non sente tutta l’appartenenza
che vorrebbe avere per quel luogo preciso, ma che sa riconoscere nell’edificio
che abita l’unica zattera di salvataggio, almeno per sé.
E poi c’è chi si
perde lungo la via, magari si sente anche troppo osservato dagli altri, sempre
con gli sguardi di tutti un po’addosso, forse giudicato superficialmente senza
aver fatto nulla per attirare un minima attenzione sulla sua persona, e così nauseato
che tenta talvolta di cambiare maschera, e modificare per quanto gli appaia
possibile, ogni ordinario comportamento, ed in questo processo immedesimandosi dentro
un modello, in qualcun altro, fino al punto di non ritrovarsi più ad essere esattamente
lui stesso, ma rivestendo però qualcosa che ha sempre pensato, forse un
personaggio che senz’altro ora sfugge ad una comprensione di stampo più generale,
ma che racchiude in sé almeno qualcosa di quelle sue idee, delle sue voglie,
addirittura delle sue capacità.
La strada prosegue a
ritagliare a metà un lato dall’altro, quasi due fazioni della stessa
cittadinanza nel disputarsi qualcosa che è anche difficile da comprendere.
Alcuni vedono un segno preciso in quella divisione evidente, altri sono
disposti magari per gioco a contendersi il predominio su quella piazza che si
apre là in fondo, come un terreno neutrale, e che non sembra mostrare
un’appartenenza precisa. Ci sarà una battaglia, dice qualcuno, è normale che si
trovi un nemico verso cui scagliarsi in questa pesante carenza di motivazioni
per mandare avanti le cose. Alcuni già si preparano, altri sono da sempre
pronti a difendersi, forse perché proprio nella difesa resta il segreto
migliore per vivere qui.
Bruno Magnolfi
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