Che cosa importa
essere coscienti o meno di quello che è possibile accada tra appena un momento,
oppure chissà quando, o magari mai? Sdraiarsi per dormire, nel proprio letto,
stanchi di tutto, ed immaginare subito un caleidoscopio di visioni che riescano
tranquillamente ad essere il semplice compendio di quanto è stato riflettuto
appena in tempi recenti, come un sommario piuttosto fantasioso di quello che
capita, o che forse bisognerebbe capitasse. Ci si dibatte all’interno di un
percorso che probabilmente non produce risultati, anche se l’impegno in questa
maniera appaga facilmente lo sforzo, e si lascia che il succo di tutta la
questione sia qualcosa di inafferrabile: importante, interessante, eppure
ancora troppo volatile.
“Voglio dei frutti
reali, da questa mia dedizione a quanto ho creduto da sempre”, si mormora
piano, con l’espressione di chi crede davvero a quanto desiderato, come se
qualcosa evidentemente fosse rimasto addietro, e potesse davvero in questo
momento affiancare in fretta tutto il resto, senza alcuno sforzo da parte di
chi non ha mai nemmeno creduto nelle capacità di arrivare a dei veri risultati
definiti. Si scredita tutto con grande facilità, senza però essere capaci di
sostituire ciò che crolla con rimpiazzi efficienti, migliorativi, o almeno
dello stesso tenore di quanto si è fatto gettare.
Altri piccoli
attacchi sono stati ideati: brutte scritte sui muri, alzate di spalle al
semplice passaggio degli attori del circolo culturale, frasi infamanti nei loro
confronti magari pronunciate sottovoce e con un mezzo sorriso, fino a far
serpeggiare l’idea che qualcosa di immorale si annidasse tra le fila dei
promotori del benedetto giornale “Victor”. Niente di nuovo, in considerazione
del fatto che qualsiasi novità in quella cittadina di provincia è sempre stata
vista con un certo sospetto, ma forse in questo caso qualcuno sembra impegnarsi
di più nel denigrare chiunque prosegua a dare credito al progetto di dotare la
cittadinanza di un mensile autogestito.
Carlo poco per volta
si è quasi defilato dal circolo, con grande dispiacere; altri simpatizzanti iniziano
a prendere le distanze, e Sonja stessa è giunta velocemente a chiedersi se sia
stata una buona idea quella che ha voluto portare avanti fino adesso con tutta
la determinazione che ha impiegato. In ogni caso ormai è tardi anche per un
qualsiasi ripensamento, ed anche se tutto l'impegno che verrà adoperato dal
circolo non sarà in qualche misura ripagato, le cose devono senz’altro
procedere, ad ogni costo. Perché nessuno può permettersi di voltare la pagina
ed archiviare l’idea, a patto di perdere la faccia ed anche qualsiasi
credibilità.
I suoi genitori non
dicono niente, attendono come sempre le scelte che farà lei, e si sa già che
accetteranno in ogni caso qualunque decisione. Virginia invece, la sua amica
bibliotecaria, riesce a darle una vera spinta peraltro insperata. Una rubrica,
quasi un inserto all’interno di “Victor”, propone lei; una pagina densa, in cui
prendere in esame alcuni libri di cui suggerire la lettura agli utenti, sottolineando
una motivazione oppure un’altra per farlo, e poi proporre delle semplici recensioni
aperte alla discussione e al dibattito, invitando la cittadinanza interessata a
chiedere in prestito da loro i relativi volumi. La sua istituzione ne può
trarre grande vantaggio, e tutto questo può essere motivo esauriente per avere
tra le mani le pagine di un giornale del genere.
Tutto inizia insomma a
prendere forma, in questa maniera, anche a dimostrazione della vitalità
positiva di alcuni personaggi che vivono all’interno di quel semplice
agglomerato cittadino; ed oramai l’uscita imminente del primo numero della
rivista, riesce ad assumere sempre di più le connotazioni e i profili di una
vera e propria sfida lanciata quasi di proposito a chi cerca di restare
comunque sul piano del dissenso o dell’indifferenza.
Bruno Magnolfi
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